domenica 12 luglio 2015

JURASSIC WORLD - NON C'ERA BISOGNO, EH

Premesso che non avevo grandi aspettative e che un po' immaginavo mi avrebbe seriamente delusa..mi chiedo ancora: 'sto Jurassic World, era proprio necessario? Ma che bisogno c'era di rispolverare vecchi gioielli cinematografici con l'enorme rischio di tirarne fuori una schifezza esasperante?
Ammetto di aver fatto i salti di gioia quando ho saputo che il sequel era in uscita, ma poco dopo ci ho ragionato su ed ho pensato che sarebbe potuto essere una rovina vera e propria ed, a parer mio, lo è stato.
La pecca più grossa in assoluto del film è la trama: le idee banali, sciocche, al limite del possibile fanno di Jurassic World uno dei peggiori prodotti mai sfornati. 
Il film sta in piedi perché i dinosauri sono belli, perché le ambientazioni sono belle, perché i suoi predecessori hanno fatto parte della nostra infanzia e perché Chris Pratt è figo, per il resto è un mattone di una pesantezza esagerata e, se ci mettiamo anche:
- L'addestratore che dice "seduti!" ai Velocitaptor e gli da il biscottino
- Una nuova specie di dinosauro il cui quoziente intellettivo lo fa sembrare la reincarnazione di Einstein
- Una ritardata a capo del parco alla quale non avrei affidato neppure un bradipo dormiente
- Un bambinetto coglione che altro non ha fatto se non piagnucolare tutto il tempo
- Un liceale ormonalmente instabile che si sarebbe fatto anche santa Maria Goretti

..direi che la cagata è servita.
Jurassic Park è stato il primo e l'unico capace di emozionare, di far vivere sensazioni quasi reali, perché Spielberg aveva saputo dare anima ad una storia pazzesca, come solo lui è in grado di fare..e bisognava fermarsi lì.
Nessun "Il mondo perduto" e "Jurassic Park III", nessun "Jurassic World", solo Jurassic Park. E sarebbe rimasto, nelle nostre menti, il ricordo di una pellicola ben studiata, una pellicola piacevole che ognuno di noi, ne sono certa, ha visto minimo sei o sette volte senza mai stancarsi, invece ci è stato propinato un filmaccio dalla trama ridicola: siccome ai visitatori del parco i dinosauri classici non bastavano più, hanno ben pensato di creare una nuova specie, un ibrido fra T-REX, Velocitaptor e nonsocosaltro, un dinosauro cazzutissimo, arrabbiato con il mondo, intelligentissimo e sopratutto affamatissimo che, naturalmente, è fuggito dal recinto architettando un piano che manco i fratelli Anglin (evasori di Alcatraz) avrebbero saputo fare di meglio.
Ovviamente inizia la tragedia con 'sta bestia che divora chiunque e che viene sparata inutilmente con dei fuciletti che non avrebbero ferito nemmeno una lontra (figuriamoci un colosso del genere), si prosegue con la morte di un bel po' di gente qua e là, la ritardata capo del parco inutilissima e vestita come Regan de L'Esorcista che cerca di salvare i propri nipoti dalla furia del super dinosauro dal goliardico nome (INDOMINUS REX), un bacio buttato lì a cazzo tra i due protagonisti ed un finale spaccamaroni sdolcinato.
Trama disordinata che manca totalmente di colpi di scena, dialoghi insulsi e noia mortale fino all'ultimo minuto, in più è così scontato che sembra di averlo già visto altre mille volte, si riesce perfino ad anticipare gli avvenimenti.
Mi è stato detto: "Dovevi guardarlo al cinema! In 3D è fighissimo!". Ecco qua: un'altra schifezza rincoglionisci-spettatore che porta il pubblico medio ad apprezzare un film privo di senso, solo perché gli effetti speciali sono fighi.
Jurassic World non è neppure lontanamente paragonabile al suo capostipite, l'unica cosa veramente bella è la possibilità di riascoltare la vecchia colonna sonora che riporta all'infanzia e fa immergere nei ricordi, ma a saperlo sarei andata a cercarmela su youtube, piuttosto che trascorrere le due ore peggiori della mia vita.
Certamente per la realizzazione di Jurassic World non avranno badato a spese, ma ciò non basta per colpire lo spettatore, che nonostante provi a tenere gli occhi aperti, fa davvero fatica a rimanere attento di fronte ad una trama che peggiora di minuto in minuto, fino a raggiungere il no-sense totale per poi crollare definitivamente.
I Velocitaptor ammaestrati, ragazzi! Porca miseria! 
La delusione è ancor più forte dopo un inizio che rievoca fortemente quelli che sono stati i vecchi tempi: la colonna sonora, il cancello d'ingresso del parco..per un momento mi è sembrato di rivivere la mia infanzia quando mi spaventavo fino a piangere davanti al pericolosissimo T-Rex..oggi invece a momenti piangevo per la disperazione.

Cosa mi è piaciuto: i riferimenti a Jurassic Park presenti nel corso del film e come ho già detto, l'indimenticabile colonna sonora 
Cosa non mi é piaciuto: tutto il resto.

Insomma: ciò che scrivo io non é legge, il film potrebbe anche piacervi, ma non venitemi a dire che si tratta di un capolavoro perché altrimenti vi do in pasto all'Indominus Rex. 

giovedì 9 luglio 2015

CASE 39 - TUTTO SOMMATO MICA MALE



Buona sera miei pochi (ma buoni) lettori!
Come avrete certamente notato, ultimamente mi sono dedicata alla visione di films horror, che non solo non sono esattamente il mio genere, ma siccome mi fanno anche cagare sotto ho sempre preferito starne alla larga, però si sa: una buona critica cinematografica (passatemi il termine) deve guardare anche ciò che non ama, così lo faccio senza obiettare :-)
Ieri sera, mentre girovagavo alla ricerca di un buon horror, mi sono imbattuta in questo titolo: Case 39.
Il nome già mi piaceva, il cast pure: Renée Zellweger nei panni di un'assistente sociale e Bradley Cooper (fico come non mai) nei panni di uno psicologo che comunque schiatta a metà film in circostanze davvero orribili.
Ma veniamo alla trama:
Emily è un'assistente sociale particolarmente sensibile alle problematiche dei suoi giovanissimi "pazienti" e, quando le capita fra le mani il caso di Lilith Sullivan, una bambina di dieci anni vittima di probabili abusi da parte dei genitori, la prende a cuore e decide di aiutarla in tutti i modi (non l'avesse mai fatto).
Emily si presenta a casa dei genitori della piccola e dopo una chiacchierata decisamente poco amichevole, ne deduce che la bambina è in grave pericolo, finché un giorno non decide di dare il suo numero alla piccola Lilith, intimandole di chiamarla nel caso si sentisse in pericolo.
Intanto Emily si reca dall'amico poliziotto Mike, nella speranza che possa fare qualcosa, ma lui le risponde che per intervenire c'è bisogno di prove concrete che dimostrano la violenza dei genitori nei confronti della bambina.

La sera stessa, mentre la rassegnatissima Emily è sul divano a farsi i beneamati cazzacci suoi, riceve OVVIAMENTE la telefonata della bimba (passaggio scontato come i prezzi dei cinesi durante i saldi) che le dice, sottovoce, di essere spaventata perché i suoi genitori vogliono ucciderla.
Emily chiama il suo amico Mike e si reca di corsa a casa Sullivan e, appena sente le urla strazianti di Lilith, chiede all'amico di sfondare la porta d'ingresso.
Una volta fatta irruzione in casa, la scena che si ritrovano davanti è terrificante: la piccola rinchiusa nel forno acceso, in cucina, tipo tacchino ripieno nel giorno del ringraziamento.
Dopo una breve ma intensa lotta tra Mike e i genitori di Lilith, la bambina viene tratta in salvo e portata in ospedale.
Emily è shockata per ciò che ha visto e non riesce a capire da dove possa venire questa cattiveria, nell'attesa di una nuova famiglia per Lilith, viene convinta dalla stessa a richiederne l'affidamento. Emily lo ottiene, e per un primo periodo le cose sembrano andare a gonfie vele: la bimba è dolcissima, educatissima e bellissima.
Vi starete chiedendo, a questo punto, dove diavolo sta Cooper in 'sto film.
C'è, ma ricopre un ruolo secondario, diciamo che è colui che nel tempo libero si sbatte Emily e che sostiene psicologicamente i bambini dei casi da lei trattati..ah, dimenticavo: è quello che solitamente muore per primo.

Comunque: nel frattempo Diego, uno dei bimbi seguiti da Emily, uccide i suoi genitori e, dopo una serie di indagini, si scopre che il piccolo aveva ricevuto una telefonata partita da casa di Emily alle 2 del mattino (e qui lo spettatore capisce che c'è qualcosa che non va).
Un bel giorno, durante una seduta psicologica con la piccola Lilith, Douglas (Cooper, insomma) viene praticamente minacciato dalla piccola, la quale diventa praticamente un'altra persona.
Assume un'espressione da psicopatica con il sorrisetto stampato su quella faccetta di merda, un'espressione che non lascia alcun dubbio: 'sta figliola è pericolosa.
Da che risultava bellissima e dolcissima, arrivati a questo punto del film ci si inizia a fare qualche domandina: chi è questa bambina? Ma è davvero una bambina? E se fosse il demonio? Forse soffre di doppia personalità?
La stessa sera della seduta, quel bel fustaccione di Dauglas, riceve una telefonata e, dopo aver risposto, muore in un modo veramente orripilante, nel bagno di casa.
A questo punto è chiaro che quella cagata di bambina è un demonio che riesce ad agire sulla volontà e sulle percezioni delle persone, fino a fargli commettere qualunque cose lei voglia.
Emily si reca in carcere per parlare con i genitori della bimba-demone, ma non riesce a parlare con la madre, in quanto è sotto l'influenza satanica di Lilith che si sta divertendo a farle credere di essere avvolta dalle fiamme. Che cucciola.
Emily riesce però a parlare con il padre, il quale la mette in guardia e le dice che loro l'hanno sopportata per dieci lunghi anni e, che l'unico modo per fermarla, è ucciderla nel sonno, l'unico momento in cui è inerme, ma le dice anche che Lilith non dorme quasi mai, per cui deve necessariamente invertasi qualcosa.

Ovviamente Emily, turbata, decide di far fuori la piccola bestia, ma non ci riesce.
A un certo punto decide perfino di dar fuoco alla casa, ma se la ritrova alle spalle mentre guarda le fiamme che divorano la sua abitazione.
Emily è disperata, non sa che fare, fino a che non inizia a guidare come una matta con il mostro in macchina e, dopo una serie di allucinazioni provocatele da Lilith, va fuori strada di proposito e precipita in un molo, dove riesce a liberarsi del demone che muore annegato (non s'è mai visto un demone che muore annegato dopo che è sopravvissuto praticamente a qualunque cosa) e nuotando raggiunge la superficie. A questo punto Emily è libera di vivere la sua vita in pace senza bimbi demoniaci fra le balle.

Allora: complessivamente si tratta di un buon prodotto.
E' piacevolissimo nella prima parte, avvincente nella seconda, un po' noioso e lento verso la fine, ma tutto sommato è molto carino e ben strutturato.
Il film è ricco di momenti saltodaldivanoearrivosullaluna, ma non credo possa essere totalmente definito horror.
Non fa paura, forse mette un po' di tensione, qui l'unica cosa che spaventa sul serio è la bimba con le sue espressioni da psicopatica indemoniata, ma si sa: i bambini sono gli esseri più belli, ma anche i più inquietanti nella storia del cinema.
Alla fine diciamo che la figura del bambino demoniaco ce la mettono un po' ovunque, gira e rigira è sempre la solita minestra, basta prendere un cuccioletto con gli occhietti teneri, esile, bianco come un cadavere e mettergli un coltello in mano. E tutti si cagano sotto.
Buona l'interpretazione degli attori, sopratutto la piccola Jodelle Ferland è sublime, la Zellweger forse la preferisco in ruoli meno impegnativi e "seriosi", ma devo dire che se l'è cavata egregiamente, anche se non riuscivo a non pensarla nei panni di Bridget Jones mentre indossava i suoi mutandoni antisesso modello nonna Elvira.
Cooper non so, gli danno sempre ruoli un po' demmerda, lui è quasi del tutto inespressivo, però è figo e quindi lo accettiamo piucchevolentieri, sopratutto se non ha un fucile da cecchino in mano e non recita in film di Clint Eastwood.

Mi è piaciuto perché:
- E' scorrevole
- E' ricco di colpi di scena
- E' un ottimo film passatempo che consiglio di guardare al posto di roba come Paranormal Activity

Non mi è piaciuto perché:
- E' terribilmente scontato
- Verso la seconda metà si perde in troppe banalità che finiscono per renderlo noioso

Lo consiglio se:
- Vi piace la Zellweger
- Morite per Cooper
- Vi piace l'idea dei bambini psicopatici

Non lo consiglio se:
- State per avere un figlio

Alla prossima :-)




lunedì 6 luglio 2015

INSIDIOUS 3 - BUONANOTTE.


Ciao a tutti ragazzi!
É un po' che non mi degno di scrivere, ma vuoi che non sto guardando molti film (anzi per la verità non ne guardavo uno dal paleolitico), vuoi che il mio compagno mi ha regalato l'espansione di The Sims 4 (roba che sto sempre attaccata a giocare e solo per esigenza mangio/dormo), mi sono praticamente assentata per tanto, troppo tempo.
Oggi sono tornata e, per riaprire le danze ho scelto di guardare il terzo capitolo di Insidious.
Prima di passare a parlarvi di pregi, difetti e tanto altro, mi preme informarvi di una cosa: fa cagare in mano molto più degli altri due, o almeno, per me che se vedo Winnie Pooh con la maschera di Hannibal non dormo per tre giorni, è stata una delle cose più terrificanti che abbia mai guardato.
Io odio enormemente quelle cazzo di scene silenziosissime e buie, dove sai che da un momento all'altro spunterà fuori qualcosa che ti farà lanciare i popcorn alla Cristoforetti, così mi tappavo gli occhi e mi disperavo: che ansia.
Comunque: questo terzo capitolo è quello che mi é piaciuto meno e vi spiego subito il motivo.
All'inizio é promettente, piacevole ed interessante, pensi che sarà sicuramente fighissimo, poi la trama inizia ad affondare, a fare acqua da tutte le parti ed a cadere nel banale senza più riuscire a venirne fuori.
Nel compenso, però, ci sono molte scene girate in maniera ottimale, che mettono lo spettatore in condizioni di dire: "Cristiddio, io spengo tutto e me ne vado a letto con dieci rosari al collo e Radio Maria a farmi da ninna nanna".
Fa paura sul serio, quindi in ogni caso fa parte del suo dovere.
Per il resto é noiosissimo, sta in piedi solo perché mette paura. Insomma, 'sti cacchio di viaggi nell'Altrove li abbiamo già visti nei precedenti capitoli, non c'era bisogno di riproporre la minestra del giorno prima, poi diventa un mattone pesantissimo.
Con i primi due non mi sono messa a sbadigliare a metà film, con questo era come se ad ogni spavento mi venisse rilasciata una dose di valium, che con il progredire della storia mi ha spinta sempre più fra le braccia di Morfeo. 
Dopo una breve ricerca, comunque, ho scoperto che il regista non è il malese-australiano James Wan, che ricordiamo per "L'Evocazione" e "Saw - L'enigmista", bensì si tratta di Leigh Whannel, al suo primo lavoro come regista, ma già sceneggiatore di Saw 1, 2 e 3.   
Delusa? Sì. Assolutamente. Mi aspettavo qualcosa di davvero bello, mentre invece mi sono ritrovata a guardare un filmetto che niente ha a che vedere con gli altri due.
Cosa mi è piaciuto: 
- Un film horror che si rispetti deve far paura (non solo, certo, ma quello è sicuramente un tassello importante per la buona riuscita di una pellicola horror), e per quanto riguarda Insidious 3, posso affermare di aver sudato per buona parte del film e di aver desiderato di spegnere perché ero davvero terrorizzata.
- Riprese eccellenti che mettono una certa ansia.
Cosa non mi é piaciuto: TUTTO IL RESTO. 

Non posso tuttavia definirlo "brutto", forse perché per me i film brutti sono altri (vedi Paranormal Activity), forse perché qualcosa di caruccio ce l'ha, ma non lo si può neppure definire bello. Io direi che è passabile, ma non ha niente a che vedere con i suoi precedenti.  
Consiglio: se volete guardarlo, fatelo di pomeriggio, quando siete ben svegli e non rischiate di addormentarvi, perché vi assicuro che la palpebra cala, e pure di brutto 😀 


venerdì 6 marzo 2015

HARRY POTTER SAGA



Ladies & gentleman, sono qui per annunciarvi che la mia piccola maratona Potteriana si è conclusa un paio di giorni fa, per cui eccomi qui a mettere nero su bianco quelle che sono le mie impressioni sulla saga del celebre maghetto con gli occhiali, la cui storia è nota praticamente a tutti coloro che abitano il pianeta terra, infatti anche chi non ha mai guardato né letto Harry Potter, ne conosce grandi linee la storia.
Ho guardato il primo film che ero una pargoletta di appena dodici anni, subito dopo aver letto il libro che ricordo non mi dispiacque per niente, solo che poi mi addormentai sulla poltrona del cinema, con i pop corn in bocca e la mia cuginetta che tentava di rianimarmi.
Insomma, non è che lo apprezzai poi tanto, infatti non proseguii la visione della saga, almeno fino a quando non ho iniziato a sentirmi una sorta di alieno perché TUTTI e dico TUTTI parlavano di Harry Potter come fosse Gesù di Nazareth, mentre io mi scaccolavo ed annuivo sorridendo e, non appena mi porgevano la domanda "Tu l'hai visto Harry Potter, nevvero?" ed io rispondevo di no, venivo additata e costretta a recitare quindici Ave Maria e venti Padre Nostro.
Comunque, come tutti sapete, la saga è composta da otto film, di cui gli ultimi due sono praticamente un film unico suddiviso in due parti. Ho guardato l'intera saga in una settimana, con calma, così da poterla apprezzare maggiormente. Devo dire che, malgrado la mia concezione anti-Potter, tutto sommato mi è piaciuta, anche se non posso affermare di essermene proprio innamorata come è successo al 90% della popolazione mondiale.
Per me, purtroppo, quel coso con gli occhiali rimane sempre e comunque un nanodimmerda e continuerò ad odiarlo per tutto il resto della mia esistenza, ed anche se ammetto di averlo desiderato morto per 3/4 della saga, quando l'ho creduto spacciato un po' mi sono dispiaciuta, poi però s'è ripreso e così ho ricominciato a disdegnarlo fino all'ultimo secondo.
Dovete però sapere che non è l'unico personaggio che odio a morte, quindi ho pensato di stilare una lista con i nomi di coloro che proprio non tollero:


Luna


Quella maledetta e fastidiosissima ragazzina dai capelli ossigenati, la cui voce doppiata sta a metà tra l'odioso e l'indecoroso, colei che c'ha un naso delle dimensioni dell'aeroporto di Roma Fiumicino, colei che in quanto ad inutilità può gareggiare con Neville e vincerebbe pure. Ed ho detto tutto. Tra l'altro ha anche un padre di merda, ancora più fastidioso della figlia e con gli stessi capelli del cacchio.

Severus Piton
Il suo unico pregio è quello di ricordare in maniera smodata il buon vecchio Renato Zero, per il resto è di un acido intollerabile e, quando è morto, nonostante fosse ormai stato svelato che non era "uno dei cattivi", ho festeggiato alla grande.

Neville
Ha perso la gara di inutilità contro Luna, guadagnandosi però il secondo posto, piucchemeritato.
Non è servito ad un cazzo per tutta la saga, ma negli ultimi minuti di film gli hanno fatto fare qualcosa di socialmente utile, ma anche lui avrei gradito che precipitasse giù dal ponte nella scena in cui viene inseguito dall'esercito di Voldemort.

Draco Malfoy
E' stupido e sembra un cotton fiock, non ho altro da aggiungere.

Lucius Malfoy
E' il padre di Draco, lo si deve odiare necessariamente.

Voldermort/Tom Riddle/Tusaichi/Oscuro Signore
Non lo sopporto.
E' definito il più potente mago al mondo e, l'unico incantesimo che gli ho sentito pronunciare per tutto il tempo è "AVADA KEDAVRA", senza contare il modo estremamente fastidioso in cui lo dice, roba che gli staccherei le unghie con una tenaglia, una per una. E' l'Oscuro Signore, il più forte ed il più figo, la gente si caga talmente sotto di lui che manco lo nomina più, il suo aspetto spaventoso e macabro metterebbe paura pure a Satana..eppure, udite utdite: si fa ammazzare da Harry Nanodimmerda Potter con un ridicolissimo "EXPELLI ARMUS".
Non è possibile che dopo otto film da due ore ciascuno e dopo aver aspettato tredici lunghi anni per assistere alla mega battaglia tra il nano occhialuto e l'Oscuro Senzanaso Signore, il tutto debba finire con un "EXPELLI ARMUS" qualunque.



Il problema è che non capisco a che minchia servono i maghi in 'sta storia, se non avessero la bacchetta sarebbero dei comuni ed indifesi mortali, quindi tecnicamente basta strappargli di mano la bacchetta ed anche mago Merlino diventa più indifeso di Winnie Pooh e viene fatto fuori in trenta secondi. Questo non va affatto bene.

Comunque: penserete a questo punto che io non riesca a sopportare praticamente nessuno dei personaggi della saga Potteriana, invece vi assicuro che i personaggi che ho apprezzato sono molteplici, e ve li elenco subito:

Hermione
Nonostante il nome orribile che spesso e volentieri mi viene da correggere in Embrione, è un personaggio che apprezzo moltissimo. E' bella, intelligente, buona, dolce, l'unico difetto è che si è innamorata di quel coglione di Ron.
Gliel'ha sbattuta in faccia per anni e lui non ha mai capito una mazza, prigioniero di una cazzonaggine dalla quale di certo non potrà mai uscire. Ancora non capisco come possa essere riuscito ad attrarre Hermione.

Jinny
Anche lei è fantastica, ma come Hermione ha un brutto difetto: è innamorata di Harry, che oltre che essere brutto come la morte, basso come un comodino e bianco come un cadavere, è pure inseguito da Voldemort. A questo punto non so cosa ci sia di così appetibile in lui.

Dobby
Oh, porca miseria, il piccolo, dolce, tenero Dobby. Ho buttato giù fiumi di lacrime quando è morto, era in assoluto il mio preferito.

Sirius Black
Un bel personaggio, mi piace tutto di lui, perfino il nome, ed è difficile farsi piacere i nomi dei personaggi di Harry Potter, perché fanno veramente tutti schifo.
In fondo poi, Sirius, è uno dei pochi che anche senza bacchetta riesce a fare qualcosa di concreto, come ad esempio prendere le sembianze di un cane!


Gli zii di Harry

Li adoro perché trattano male Harry Nanodimmerda Potter, meritano stima infinita solo per questo.



Bene. Abbiamo riso e scherzato, ma adesso siamo arrivati al momento serietà, il momento in cui vi dirò seriamente cosa ne penso della saga in questione.
Parto subito in quarta, dicendovi che tra tutti i film, quello che preferisco è senza dubbio l'ultimo, compresa la parte prima.

Harry Potter e la pietra filosofale: c'è molto di bambinesco in questo primo capitolo della saga, per questo motivo non ho saputo apprezzarlo come si deve, ma certamente rimane un prodotto ben riuscito, piacevole e scorrevole.

Harry Potter e la camera dei segreti: anche questo secondo capitolo è molto infantile, anche se forse leggermente meno rispetto al primo. I protagonisti sono in fase di crescita, di conseguenza i vari adattamenti cinematografici crescono con loro. Non avendo letto il libro, non saprei dire se la pellicola gli è fedele, ma molte delle mie conoscenze lo confermano, quindi diciamo che mi fido.

Harry Potter ed il prigioniero di Azkaban: Se non erro è quello che inizia con Harry che gonfia come un palloncino la sorella rompipalle dello zio.
L'atmosfera si fa più dark, l'oscurità prende il sopravvento, l'infantilità presente nei primi due capitoli viene sempre più allontanata per far spazio a qualcosa di più maturo ed avvincente.

Harry Potter e il calice di fuoco: In questo capitolo non ho potuto fare a meno di notare la presenza, nel cast, di un giovane vampiro Twilightiano, Robert Pattinson, calatosi nei panni di Cedric.
Questo è uno dei capitoli che ho maggiormente apprezzato, il torneo Tremaghi è stato davvero coinvolgente, i personaggi sono davvero cresciuti ed assistiamo al ritorno di Lord Voldemort che tenta, ancora una volta, di uccidere Potter (che con il suo solito culo rimane vivo e vegeto), mentre l'unico che rimane ucciso è il povero Cedric.


Harry Potter e l'ordine della fenice: In questo quinto capitolo assistiamo ad un processo contro Harry Potter, colpevole di aver lanciato un "expecto patronum" contro un dissennatore che stava per fare del male a quel maiale di suo cugino. Carino, ma non è riuscito ad attirare a pieno la mia attenzione, anche se non so per quale motivo.


Harry Potter e il principe mezzosangue: Harry ed i suoi amichetti sono convinti che Draco sia diventato un mangiamorte e che, di nascosto, stia tramando qualcosa di macabro.
Io sospettavo solo che Draco fosse in realtà Mirko di Kiss me Lycia, prima della permanente e della tinta rossa sul ciuffo.



Comunque, è il film in cui il reale Draco viene fuori, con tutte le sue ansie e le sue preoccupazioni, è il film in cui si perde totalmente quell'innocenza tipica delle pellicole precedenti, è il capitolo che esce un po' dalla ripetitività che aveva caratterizzato l'inizio dei precedenti film.

Harry Potter e i doni della morte (parte I e parte II): Il mio preferito, come avevo già accennato.
Finalmente il nanodimmerda, il pel di carota dallo sguardo molto intelligente e la bella Hermione lasciano la scuola e si mettono alla ricerca degli Horcrux, ovvero gli oggetti nei quali Voldemort ha rinchiuso parte della sua anima.
Questo è sicuramente il più profondo tra tutti i capitoli, il più drammatico a mio parere.
La regia è ben curata, la scenografia anche e, nonostante non abbia particolarmente apprezzato la stupidissima morte di Voldemort, non posso fare a meno di definirlo MERAVIGLIOSO sotto tutti gli aspetti.


Ero scettica, è vero, l'ho guardato con la convinzione che mi avrebbe fatto schifo, invece mi sono ricreduta quasi subito. Harry Potter è una di quelle saghe che lascia un segno indelebile, Harry Potter è storia. Otto film e nemmeno un flop: questa è arte pura.
Personalmente preferisco i fantasy come Il signore degli anelli, vedo in esso infatti una completezza difficile da trovare, ma Harry Potter con i suoi otto capitoli riesce ad emozionare grandi e piccini, senza mai cadere nel ridicolo.
La spensieratezza dei personaggi che si trovano, una volta cresciuti, a dover affrontare il male vero e proprio, suona quasi come una metafora: si è bambini, poi si cresce, si matura e le responsabilità si fanno via via più grandi. Si cresce fisicamente, ma anche sentimentalmente. Vediamo infatti il nascere dei primi amori, che fanno da cornice ad una storia ben salda e ed affascinante.


Cosa mi è piaciuto: 
Un po' tutto, in particolare le ambientazioni dai toni molto dark presenti negli ultimi capitoli. 
Il fatto che, anche se non ho letto i libri, sono riuscita a comprendere il tutto alla perfezione, ed è tutto merito dell'impeccabile regia.
Le interpretazioni molto buone di tutti gli attori, le creature fiabesche che trascinano lo spettatore in un incantevole sogno ad occhi aperti.

Cosa non mi è piaciuto: 
Solo qualche personaggio e la prevedibilità di alcune scene, che però appaiono del tutto irrisorie rispetto alla grandezza di questa saga davvero magnifica.


Arrivederci alla prossima recensione :)
                                

giovedì 5 marzo 2015

STILL ALICE - INSEGNAMENTO DI VITA



Questa sera voglio parlarvi di un film che ha toccato in maniera profonda la mia sensibilità, una pellicola che mi ha lasciato un gran vuoto, una grande amarezza, ma anche un senso di assoluta gratitudine verso ciò che di bello la vita mi offre ogni giorno. Oggi parliamo di Still Alice, adattamento cinematografico del romanzo Perdersi scritto dalla neuroscienziata Lisa Genova. E' la storia di Alice, una professoressa di linguistica. E' il racconto di una donna intelligente, forte, equilibrata ed innamorata di suo marito e dei suoi figli e che, da un momento all'altro, si ritrova ad affrontare la realtà terribile di una malattia che le sta man mano divorando i ricordi, facendola sprofondare nell'abisso di una serie di incertezze e paure mai provate prima.
Al di là del fatto che il film sia davvero ben girato, degna di nota è anche l'attrice protagonista di questa toccante pellicola, Julianne Moore, che con la sua eccellente interpretazione ha saputo dare vita ad un personaggio estremamente inquieto e colmo di angosce, senza mai smettere di sconvolgere lo spettatore.
Still Alice ha una marcia in più rispetto a tutto quello che ho guardato fino ad ora, non solo per la tematica del Morbo di Elzheimer sfortunatamente molto attuale, ma anche e sopratutto per l'importanza del messaggio che è in grado di lanciare al pubblico: un messaggio di speranza e d'amore talmente intenso da far venire i brividi anche ai più insensibili spettatori.
Still Alice si mostra, più che come un film drammatico, come il racconto attendibile e più che realistico della demolizione di una vita da parte di un destino fin troppo austero, senza mai cadere in oniriche rappresentazioni.
Il modo assai realistico in cui viene mostrata la dignitosa lotta di Alice contro l'Elzheimer lascia senza fiato, sopratutto quando si assiste alla precipitosa caduta della protagonista, che da donna brillante ed eccelsa quale era, si ritrova a fare i conti con la propria fragilità e viene addirittura affiancata da una badante. che si prende cura della sua persona ormai incapace di svolgere anche le più semplici ed elementari azioni quotidiane.
Nessun sentimentalismo esasperato, nessun inutile dialogo straziante, il tormento non è che una cornice che mira ad inquadrare perfettamente un personaggio dall'indole tenace e battagliera, che deve fare i conti, oltre che con la malattia, anche con il discontinuo rapporto con la figlia più piccola e con un marito apparentemente poco comprensivo, forse perché profondamente intimorito dalla gigantesca responsabilità che lo aspetta e dalla quale non gli è possibile scappare.
Davvero straziante la parte in cui Alice non riconosce la figlia Lydia e si congratula per la sua performance a teatro, dandole addirittura del lei. Quello credo sia stato il raggiungimento del punto di non ritorno, circondato dall'imbarazzo dei figli e del marito visibilmente sconvolti dall'accaduto.
In Still Alice non ho visto la solita americanata che mira a portare lo spettatore ad apprezzare il film solo perché Alice è malata e quindi fa pena (quello, piuttosto, è il caso de La teoria del tutto), ma ho potuto constatare come una storia reale priva di qualunque teatralità esasperata ed esasperante, possa riuscire a commuovere e far riflettere al tempo stesso.
Un finale poi che lascia una porta aperta a quello che può esser stato il destino prossimo di Alice, anche se già in parte ce lo immaginiamo un po' tutti, ma Still Alice finisce così, con la parola "amore". Già. Perché è l'amore che ha accompagnato Alice nel suo grigio cammino verso il buio, senza mai abbandonarla, l'amore dei figli, l'amore del marito e, perché no, anche l'amor proprio che le ha permesso di aggrapparsi a qualunque piccolo frammento di vita, combattendo con tutte le forze per non lasciare che la malattia le portasse via ogni cosa.

Cosa mi è piaciuto: 

- L'interpretazione della Moore: è lei che sostiene il tutto e fa da pilastro in questo gradevole lungometraggio.
- La regia a regola d'arte che riesce a dare il giusto senso ad ogni scena.
- Quella continua sensazione di angoscia e di ansia che ti accompagnano per tutta la durata del film, mettendoti in condizione di avere sempre paura che possa capitare qualcosa di spiacevole da un momento all'altro.
- L'originalità. Non è assolutamente retorico e scontato.

Cosa non mi è piaciuto:
Secondo voi, cosa può non essermi piaciuto di questo bellissimo film?
Ma la Stewart, ovviamente.
Ma come si fa a scegliere un'attrice talmente scarsa in una pellicola di tale spessore?
Ha mantenuto la stessa espressione per tutta la durata del film, non ha mai avuto un cambio emotivo, non ha mai comunicato un cazzo di niente se non "ciao sono 
raccomandata, per questo sono stata scelta".
Parliamoci chiaro: la Stewart ha la stessa espressività di un gatto morto investito in autostrada e, se ci fosse un Oscar per la peggior attrice non protagonista, lei lo meriterebbe e senza ombra di dubbio lo vincerebbe.

Non ho altro da dire.
Guardatelo e fatemi sapere cosa ne pensate :-)


P.s. sto lavorando alla stesura della recensione della saga di Harry Potter, vado piano perché ho molto da dire ed ho bisogno di un po' più di tempo :-) 

giovedì 26 febbraio 2015

LA MUSICA INDIETRO - UNA SENSAZIONALE SCOPERTA



Vi state chiedendo chi sia questa bellissima ragazza in copertina?
Allora non vi resta che proseguire nella lettura di questo articolo!
Dopo un breve periodo di pausa ho deciso di tornare alla carica con un argomento un po' fuori da quello di cui solitamente parlo, ma devo dire che ne vale assolutamente la pena.
Di recente, mentre scorrevo la home di quella giungla che è facebook, mi è saltata all'occhio una gran bella iniziativa a sfondo artistico, promossa dalla Melody School di Roma ed ideata dalla docente e cantante Gabriella Aleo, così, visto il mio amore per tutto ciò che è arte, ho pensato fosse opportuno parlarvene, sopratutto dato che molti dei miei amici vivono nella capitale e magari hanno voglia di concedersi questa interessante e costruttiva esperienza.
Non solo: mi sono attrezzata ed ho pensato fosse carino andare ad intervistare appunto la fautrice di questa grande iniziativa, di modo che possiate farvi un'idea concreta di quello che è il laboratorio vocale La musica indietro, alla sua ormai seconda edizione.
Già il nome porta a pensare ad un qualcosa di passato, infatti il laboratorio si occupa di preparare i corsisti nell'interpretazione di brani che vanno dagli anni '30 agli anni '90, spaziando per i tanti generi che hanno caratterizzato le varie epoche.
Ma andiamo a parlarne direttamente con la nostra amica Gabriella, per avene una visione più chiara ed approfondita :-)

Gabriella, ci vuoi parlare di questa tua brillante e particolare iniziativa? 
Ciao Viviana, grazie anzitutto per avermi accolta come ospite nel tuo blog.
La mia iniziativa nasce da un repertorio che ho già in gran parte sperimentato sulla mia voce ed in scena, per cui ho solo pensato di estendere questa conoscenza divulgandola didatticamente ad un pubblico di giovani ma anche di "più grandi".
Si tratta di musica popolare di un determinato periodo e delle sue ramificazioni: tutto ciò è storia della musica pop del 1900.

A chi è rivolto il corso? Possono parteciparvi tutti o solamente gli allievi della Melody School? C'è un limite d'età?

Il corso è rivolto a chi ama la musica e a chi vuol fare un salto nel passato ed assaporare il gusto del retrò, quindi ci sono sia allievi interni che esterni alla scuola, e non c'è alcun limite d'età: può accedervi chiunque.

Quali parole useresti per convincere un amante della musica e del canto, magari scettico, a provare questa esperienza?
Ti piacerebbe, per un istante, allontanarti da questa epoca e tuffarti tra i suoni magici di un tempo in cui la storia della musica partoriva immensi generi musicali diversi e meravigliosi? Ma sopratutto, uomo moderno, ti piacerebbe nel 2015, fare qualche passo indietro e diventare musicalmente retrò?

Dalle tue parole si evince che tieni molto a questa iniziativa, quasi come fosse per te un modo per evadere dal panorama musicale odierno. Correggimi se sbaglio.
Esattamente! Ha catturato il mio pensiero e ciò che mi ha indotto a realizzarlo e, se devo essere sincera, sono molto gelosa di questo piccolo grande gioiellino che sono riuscita a crearmi, quasi come fosse una "casa della musica", anzi: immagino proprio una casetta con tanti dischi appesi alle pareti, un jukebox, un giradischi anni '20, tanti costumi, tanti elementi d'arredo scenografici e  tutto ciò che possa in qualche modo rendere l'idea del retrò, quasi come se il tempo si fosse fermato..e poi, appunto essendone come dicevo prima molto gelosa, è un mio spazio che non faccio toccare assolutamente a nessuno.
                                                                                                                     
Quindi, se non ho capito male, tu sei la sola docente che cura il corso e prepara i suoi allievi. In cosa consistono le lezioni esattamente? Cosa deve aspettarsi una persona che decide di seguire il corso e lanciarsi in questa "avventura artistica"?

Oh, sì. Sono l'unica e sola a cui è potuta venire in mente questa folle idea! [sorride]
Per quanto riguarda le lezioni, consistono in tanti incontri full immersion in cui ogni singolo allievo prepara i propri brani e partecipa anche a quelli degli altri come corista. Sono tutti protagonisti, nessuno escluso. Le lezioni curano l'aspetto vocale, ben diverso da quello pop di adesso, sia per genere che per stilistica. Una persona che sperimenta per la prima volta un tipo di corso inusuale, ne rimane coinvolta da subito e si crea immediatamente un'armonia con la musica e con i colleghi con i quali collaborerà, poiché è attraverso essi che interagirà per il risultato finale: oltre che un lavoro singolo, è anche un gran lavoro di gruppo.
Consiglio vivamente questo corso a chi vuole scoprire le radici di ciò che era un tempo la musica, per poter comprendere meglio quella di oggi.
Lo scorso anno ho riscontrato più risultati in cui gli stessi allievi che facevano il corso di canto tradizionale,              frequentavano anche il laboratorio retrò: i risultati vocali stilistici hanno completato e si sono andati ad integrare anche con i brani pop di oggi.
I brani di oggi, altro non sono che figli e nipoti dei brani di ieri.

Che tipo di insegnante sei? Severa ed intransigente, o malleabile ed alla mano?Sono un'insegnante severa, esigente, ma anche eccentrica, amichevole e folle!

Di recente hai messo in scena uno spettacolo di cui sei autrice e protagonista, La scatola. Ho avuto il piacere di guardarne alcune scene, e mi è sembrato che anche lì ci fosse un'influenza retrò.  
Sì, si parla di un anno fa, o forse un po' di più.
Nello spettacolo di cui parli l'influenza retrò c'è stata, ed è appunto da lì maturata la mia esperienza, insieme all'idea di fare qualcosa di più commerciale per gli studenti. Diciamo che La scatola è uno spettacolo molto più di nicchia e riservato forse ad un pubblico più ricercato.

Tu sei una cantante lirica, dico bene? Sì, ma a 360°.
Mi definisco assolutamente alternativa.

Perfetto Gabriella, credo di non aver dimenticato nulla. La nostra intervista si conclude qui, vuoi dire qualcos'altro per invogliare i lettori ad iscriversi al corso?Spero di poter portare avanti questo progetto e mi piacerebbe un domani realizzarlo con una band live che supporta i corsisti! Sarebbe bellissimo! Il tempo ci aiuterà a realizzare ogni cosa, ne sono sicura.
Arrivederci Viviana, un saluto da tutti noi, La musica indietro.


I ragazzi della seconda edizione de La musica indietro con
l'insegnante Gabriella Aleo

                                       
                                        Una scena dello spettacolo messo in scena lo scorso anno                              



    Una foto di gruppo della scorsa edizione de La musica indietro
Ora che abbiamo approfondito e compreso l'obiettivo del corso La musica indietro, possiamo confermare quanto già detto: si tratta di un'iniziativa davvero fantastica, originale, divertente ed altamente formativa, senza contare che la serietà e la competenza dell'insegnante incorniciano il tutto fino a farne davvero un "piccolo grande gioiello".
Ho inserito un VIDEO con qualche piccolo clip tratto da una lezione, così da mostrarvi i volti allegri e spensierati dei partecipanti, che cantano e ballano con un tale trasporto da far venire voglia a chiunque di tuffarsi in questa bellissima avventura musicale.
Chiunque avesse bisogno di ulteriori informazioni e volesse parlarne direttamente con la docente Gabriella Aleo, può contattare La Musica Indietro tramite messaggio privato sulla pagina ufficiale facebook, clickando sul link che segue:
 https://www.facebook.com/groups/1472059499720836/?fref=ts

THE BABADOOK - QUANDO LE DONNE SPACCANO CULI




Ieri, quando il mio compagno mi ha annunciato che anche questa volta avremmo guardato un horror, ho iniziato ad imprecare in tutte le lingue del mondo. Io non voglio guardare  gli horror. No. Perché poi non dormo e, se non dormo, faccio fatica ad alzarmi ed al lavoro al posto mio ci mando l'uomo nero, i fantasmi, i pagliacci assassini ed altri simpaticissimi esseri spaventosi che il mio compagno ama propinarmi dopo le 23.00.
Ieri sera ad esempio mi ha costretta a guardare un film dal titolo che è tutto un programma: The Babadook.
Già solo il nome ti riporta automaticamente ad immaginare una creatura della notte, di quelle che spaventano i bimbi uscendo dagli armadi o da sotto i letti e, se a qualcuno l'idea fa solo ridere, a me fa ineluttabilmente cagare in mano, ed il mio simpatico fidanzato lo sa, solo che non gliene frega una mazza, tanto lui dorme come se gli avessero somministrato un barile di valium.
I primi cinque minuti di film sono trascorsi con me che facevo la sostenuta e smanettavo con il cellulare: dovevo fargliela pagare per avermi costretta a guardarlo.
Poi però, il film ha iniziato a catturare la mia attenzione, così ho messo via il cellulare e mi sono arresa alla visione del tanto temuto filmazzo.
Quello che da subito si intuisce, sono i gravi problemi comportamentali del piccolo Sam che affliggono la povera madre Amelia, protagonista della pellicola.
Infatti la poveretta si trova, dopo la morte del marito avvenuta lo stesso giorno della nascita di Sam, a dover lottare ogni giorno con i problemi del figlio, che io avrei gentilmente ucciso dopo i primi dieci minuti di film.
Ragazzi, 'sto bambino è insopportabilmente rompipalle. Io vi giuro che fossi stata sua madre lo avrei accoltellato ed il film si sarebbe concluso lì.
Questo adorabile frugoletto di sette anni non fa altro che urlare come una cazzo di allarme antincendio e disturbare sua madre in qualunque momento..e quando dico QUALUNQUE, intendo QUALUNQUE.
Scena: Amelia, che ormai son più di sette anni che non fa sesso e, nella sua vagina, conserva una ricamatissima ragnatela di filo spinato, sente il bisogno di un momento di intimità e, dopo aver messo Satana a letto, si munisce di vibratore e si infila sotto le coperte iniziando a praticare il famoso rito del trastullamento autonomo. Tutto procede secondo i piani e, proprio mentre la nostra protagonista è in preda a dei clamorosi spasmi pre-orgasmici, ecco arrivare il bimbo che si butta con tutto il peso sul letto gridando "MAAAAAAAAAAAAAAAAMMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA".
Inutile che io vi descriva la faccia della protagonista. Io sono certa che, nella sua mente,ha immaginato il figlio legato con dei fili di metallo al tronco di un albero sotto un temporale. E sarebbe pure stato poco.
Il piccolo Sam, che nel tempo libero si costruisce pericolose armi per sconfiggere i mostri e si fa espellere da scuola, non fa altro che distruggere in tutti i modi la quotidianità della nostra protagonista, costringendola a passare notti insonni ed a fare figure di merda bibliche.
Tanto per non farsi mancare nulla, siccome il piccolino ha dei terribili scatti di violenza, butta giù la cuginetta da una casa sull'albero, provocandole la rottura del setto nasale e dando alla zia un motivo in più per odiarlo.
Comunque, siccome Amelia è sempre sua madre, nonostante le si legga negli occhi l'intenzione di darlo in pasto ai leoni, ogni sera si prodiga per lui e gli legge le fiabe, finché una sera non gli capita in mano un bel libro dal titolo tutt'altro che fiabesco.
Amelia apre il libro e inizia a leggerlo al piccolo Sam.
Il libro è carico di disegni spaventosi e contiene una inquietante filastrocca che parla di questo spaventoso Babadook. Sam inizia ad avere paura ed Amelia, anche lei un po' sconvolta, chiude il libro ed intima a Sam di dormire senza preoccuparsi di nulla, perché "non esiste nessun mostro", ma una volta sola analizza il libro e ne rimane scossa, così tanto che decide di strapparlo e buttarlo via.
Le sue giornate proseguono pressapoco allo stesso modo e, man mano che si va avanti, si avverte il progredire della frustrazione ed angoscia che sommergono la protagonista, interpretata da una meravigliosa attrice, munita di doti comunicative davvero impressionanti. I suoi occhi, giorno per giorno, rivelano un'inquietudine ed un'esasperazione che non fanno che crescere a dismisura.
Anche il piccolo attore che interpreta Sam, nonostante sia di un fastidioso logorante, fa impressione per quanto è bravo: un giovanissimo talento che darebbe del filo da torcere anche ai migliori attori di Hollywood, e non scherzo.
Tornando alla trama di questo bellissimo film made in Australia: il libro, non si sa come e non si sa perché, viene ritrovato da Amelia davanti alla porta di casa, ricomposto, come se mai fosse stato stracciato in mille piccolissimi pezzetti. Non solo, quando lo apre, è chiaro che il contenuto è diverso e molto più macabro di prima, mostrando raccapriccianti disegnini di quella che sembra Amelia intenta prima a scannare il cagnolino, poi ad uccidere il bimbo (finalmente, sia lodato Gesù Cristo) e poi a togliersi la vita. Amelia, shockata, legge il testo che dice cose del tipo "lasciami entrare" e "lasciami vivere attraverso te", così chiude il libro e lo brucia, sicura di essersi sbarazzata del "mostro".
Intanto porta il piccolo Sam da un medico, in seguito ad una grave crisi epilettica, riuscendo anche a farsi prescrivere dei farmaci che lo facciano dormire ogni notte, almeno fino al giorno della visita psichiatrica, in modo da permettere ad Amelia di trascorrere una notte con la testa sul cuscino senza dover sopportare le urla isteriche di quel demonio riccioluto del figlio.
La prima notte seda il bimbo con le pillole magiche e riesce finalmente a dormire in pace..e le sembra quasi un sogno quando al mattino si alza e lo trova ancora immerso in un sonno profondo, quasi rinnega di averlo voluto annegare nella vasca durante il bagnetto.
I problemi insorgono la notte dopo, quando il Babadook si impossessa di lei, entrando nel suo corpo attraverso la bocca e la porta progressivamente alla follia. Le azioni che compie ed il modo in cui risponde al suo bambino si fanno sempre più cruente, mettendo in pericolo la vita di Sam che arriva quasi subito alla conclusione che Amelia non è più sua madre, divenendo finalmente un bambino quasi normale e spaccando i maroni in maniera contenuta.
Quello che inizialmente ha l'aria di essere un film del cavolo, assume poi i caratteri di una pellicola davvero impressionante per quanto ben fatta: una regia ineccepibile da parte della Kant, che ha saputo rendere l'idea del tormento con il suo The Babadook.
Il film si discosta completamente dal solito horror in cui i protagonisti vengono perseguitati da oscure presenze, perché l'entità che diventa l'incubo costante di una madre disperata e di un bambino disagiato, altro non è che l'esasperazione del costante sentimento di angoscia che affligge la protagonista. Il film è privo di improvvisi rumori o apparizioni che ti fanno saltare in aria e ti fanno lanciare il telecomando su Marte, ma tormenta lo spettatore con delle scene costruite in maniera sublime, lasciando una sensazione di oppressione davvero difficile da ricreare. Eppure questa esordiente spettacolare regista ci è riuscita. Una grossa mano l'ha data anche Essie Davis con la sua interpretazione talmente realistica da lasciare a bocca aperta. Non so se qualcuno avrebbe saputo fare di meglio nell'interpretare una donna che finisce in preda ad una vera e propria psicosi, ma lei ha saputo dare l'anima nell'impersonare una così grande afflizione.
Il Babadook (che a parer mio si rivela come fosse la proiezione di una mente ormai colma di affanni), riesce a terrorizzare con quelli che sono effettivamente i "demoni" di tutti i giorni, quelli che ci rendono la vita difficile e che tanto ci affliggono in periodi di debilitazione psicologica, apparendo come una vera e propria espressione figurata della più profonda reale ed angosciante depressione.

Mi è piaciuto perché: 


1. Non spaventa, ma angoscia..e lo fa davvero per tutta la sua durata, senza mai perdere colpi
2. E' girato con grande impegno. La regista c'ha due palle grosse come meloni.
3. Non contiene effetti speciali rincoglionisci-spettatore, non ne avrebbe mai avuto bisogno.


Non mi è piaciuto perché: NON M'HA FATTO DORMIRE.
Lo consiglio se: volete finalmente guardare un horror diverso, di spessore, quasi vecchio stile, che vi faccia rabbrividire sul serio
Non lo consiglio se: siete dei cagasotto come me e dovete dormire da soli.

Buona visione :-)

martedì 24 febbraio 2015

IL MEGLIO DI ME - MAINAGIOIA





Erano le tre del pomeriggio, da poco avevo finito di mangiare e, per non sentire il cane russare come se non ci fosse un domani, ho pensato che indossare le cuffie e guardare un film fosse la soluzione ideale, sopratutto in un pomeriggio uggioso.
Ho fatto un po' alla ambarabàcicicocò ed ho scelto di guardare il primo film che mi è capitato a tiro, senza neppure leggerne il nome, infatti da inguaribile romanticona mi sono lasciata convincere dalla copertina strappalacrime che ritrae una coppia composta da un uomo ed una donna, vicinivicini che stanno per scambiarsi un intenso bacio d'amour.
Comunque: visto l'inizio abbastanza frenetico, ho pensato di tornare indietro e leggere la trama, giusto per capire di cosa di trattasse, ed ho scoperto che il film è tratto da un racconto del gioioso Nicholas Sparks, quindi già ricordandomi Le pagine della nostra vita, I passi dell'amore, Ho cercato il tuo nome e Come un uragano, ho capito che sarebbe stato un film felicissimo, visto e considerato l'irrefrenabile bisogno del sig. Sparks di far morire praticamente chiunque.
Il racconto vuole che una coppia di ex fidanzati si rincontri per caso in circostanze non proprio allegre, per poi riscoprire l'amore perduto.
All'inizio devo dire che non sembrava malaccio: i due protagonisti ricevono entrambi una telefonata da parte di un avvocato che li avvisa della morte di un anziano signore, Tac, che poi scopriremo essere per loro come un secondo padre.
Il nostro protagonista infatti, ben venti anni prima, per non venire ammazzato di legnate dal padre violento e dai fratelli scemi, piomba di punto in bianco nel garage di questo gentile signore il quale, nonostante inizialmente lo accolga imbracciando un fucile, successivamente lo tratterà come un figlio. Intanto David ha intrapreso la sua relazione con la bella e dolcissima Amanda, la quale ha praticamente dovuto sbattergliela in faccia prima che lui iniziasse a capire che c'era dell'interesse. Molto sveglio, devo dire.
La cosa incredibile è che in vent'anni i protagonisti hanno fatto un cambiamento ai limiti della razionalità.
Vi mostro delle immagini del volto dei protagonisti al fine di farvi riflettere su quelli che sono stati i cambiamenti fisici:

       
   David da adolescente                                            David da adulto




    Amanda da adolescente                           Amanda da adulta

Ma chi li ha scelti? David che da adolescente sembra un uomo di trent'anni (e probabilmente lo è) e sopratutto sembra più grande dell'attore che lo interpreta vent'anni dopo. Amanda che da piccola c'ha la faccia a ovo de Pasqua e gli occhi azzurri, quando cresce je diventano gli occhi verdi e il viso spigoloso.
Per non parlare del padre di David che per invecchiarlo di vent'anni hanno pensato bene di fargli indossare una orribile parrucca grigiastra e lunga, che sembrava avesse un gatto morto in testa.
E' come se in Italia utilizzassimo Platinette per la controfigura di Scamarcio vent'anni dopo.
Comunque, a parte qualche problemino tecnico circa la scelta degli attori, la particolarità di questo profondo ed intenso film è che è tutto un succedersi infinito di disgrazie epocali:

1. David rimane vittima di un'esplosione su una piattaforma in mare e finisce in ospedale
2. Muore Tac
3. Apprendiamo che la moglie di Tac è morta da poco
4. David ha avuto un padre violento che lo massacrava di botte 
5. Amanda racconta a David che ha perso la figlia di due anni per colpa di una leucemia          (per altro malattia preferita di Sparks)
6. Il marito di Amanda (cornuto) è un ubriacone
7. In un flashback scopriamo che il padre di Amanda ha offerto 80.000 dollari a David per levarsi dai coglioni e non frequentare più la figlia
8. David non si è mai potuto permettere il college perché era un povero afflitto
9. Tac, vent'anni prima, viene anche lui picchiato a sangue dal padre di David 
10. Per colpa di uno spiacevole incidente il miglior amico di David muore sparato lasciando         pure la fidanzata incinta (perché altrimenti non sarebbe stato abbastanza devastante)
11. David finisce in carcere
12. David molla Amanda
13. Il figlio maggiore di Amanda subisce un trapianto di cuore
14. David schiatta sparato da quel cornuto del padre


..io credo di aver pianto ad intervalli di dieci minuti per tutta la durata del film.
Una trama talmente tragica che Titanic je fa un baffo, una roba che dopo averlo guardato ti viene voglia di suicidarti. Io ci avrei inserito anche la morte di lei per anoressia ed avrei fatto morire il marito investito da un SUV all'uscita del supermercato, tanto per farlo finire in bellezza, altrimenti così sembra troppo spoglio.
Tragedie a parte, non è che sia fatto male, è sempliciotto, la tipica americanata dai dialoghi sdolcinati, una pellicola drammatica dal romanticismo esasperato, ma tutto sommato è un prodotto passabile e guardabile, non mi ha neppure annoiata.
La cosa piacevole però, è che questo filmetto riesce a comunicare un importante messaggio: non bisogna farsi scappare i bei momenti, è sbagliato lasciare andare le persone che si amano senza prima aver lottato con tutte le proprie forze, perché la felicità è un attimo e così come arriva può svanire lasciando delle dolorose cicatrici.
Ok, non doveva certo arrivare la fusione tra Sparks e Hoffman a farci capire una cosa del genere, però almeno lascia qualcosa allo spettatore, oltre all'angoscia funerea.

Mi è piaciuto perché: mi ha fatto passare il tempo (anche se in lacrime) e mi ha regalato un pizzico di romanticismo.
Non mi è piaciuto perché: muore troppa gente e si piange sempre.

Lo consiglio se: siete in un periodo felice e sereno ed avete bisogno di distruggere la vostra giornata.
Non lo consiglio se: siete in un periodo buio ed avete bisogno di farvi quattro risate piuttosto che versare il Niagara per circa due ore.

Buona visione e..alla prossima recensione :-)



lunedì 23 febbraio 2015

BIRDMAN - QUATTRO STATUETTE PIU' CHE MERITATE


Glielo volevate dare a The theory of everything l'Oscar come miglior film? Sul serio? Ad una pellicola il cui solo pregio è quello di avere Redmayne come protagonista? Infatti, come volevasi dimostrare, l'unico Oscar che ha vinto è stato quello come miglior attore protagonista conferito appunto a Redmayne, ma il film, di fatto, non se l'è cagato nessuno. Ad American Sniper hanno dato il contentino per il miglior sonoro, ed ovviamente ben quattro statuette tra miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia sono tutti meritatamente finiti tra le mani di Alejandro Gonzales Inarritu con il suo Birdman, capolavoro indiscusso del 2014.
Quattro Oscar più che meritati, è così che si fa un film. Tutti ad elogiare The Theory of everything e nessuno che abbia mai detto una sola parola su Birdman: evidentemente lascia senza fiato, o più semplicemente in pochi lo hanno capito.
Ci sarebbe davvero tantissimo da dire su questa incredibile pellicola, così tanto che addirittura ero in dubbio se scrivere o meno una recensione, anche perché ogni commento su questa immensa opera è del tutto superfluo, è così difficile trovare le parole adatte per descriverlo.
Trama: Riggan Thomson è un attore che ha raggiunto la popolarità grazie all'interpretazione di Birdman, un supereroe mascherato, ma sentendo il bisogno di dimostrare che dietro quella maschera non c’è solo una celebrità, ma sopratutto un bravo attore, decide di scrivere e mettere in scena un’opera tutta sua in uno dei teatri di Broadway, ma l’impresa si rivelerà tutt'altro che semplice.
Inizialmente il film non mi aveva coinvolta, mi sembrava tutto così confuso e frenetico da farmi andare addirittura in ansia, ma quando ho iniziato a comprendere il senso di tutto, mi sono lasciata trascinare e mi sono goduta lo spettacolo. 
Anzitutto il film è girato in maniera ottimale, fotografia e regia da panico, la telecamera non lascia mai i personaggi, li segue di continuo e li accompagna in qualunque movimento, ragion per cui il regista ha optato per un cast formato da grandiosi attori, primo fra tutti il protagonista Michael Keaton (il favoloso Batman di Tim Burton), seguito da Edward Norton (protagonista di Fight Club) ed Emma Stone (la Gwen di The Amazing Spiderman).

Non solo: la cura dei dettagli è maniacale in ogni scena e, le situazioni, si svolgono sempre con un ritmo incalzante e mai noioso.
Se proprio dobbiamo trovargli un difetto, forse a volte risulta un po’ prevedibile, ma la trama non ha buchi ed il tutto prosegue in maniera lineare con dialoghi di un certo spessore.
Se da una parte è innegabile che il film sia fantastico, dall'altra però bisogna dire che è un’arma a doppio taglio: Birdman infatti non è un film per tutti, bensì un lavoro adatto alla visione di un pubblico di nicchia, capace di apprezzare la genuinità di un lavoro creato prettamente con la forza di una telecamera, senza l’utilizzo costante di computer grafica che al giorno d’oggi sviano l’attenzione dalla trama avvalendosi di incredibili effetti speciali, che altro non fanno che rincoglionire lo spettatore che poi se ne va in giro a dire “minchia filmone ragà”, convinto di aver guardato chissà che spettacolo di film (vedi quella cagata pazzesca di Godzilla). Possiamo assistere durante il film alle tante problematiche che affliggono il disperato protagonista, ormai finito in una sorta di baratro dal quale non riesce ad uscire: un matrimonio finito, il rapporto complicato con la figlia appena riuscita a disintossicarsi, la difficoltà nel mandare avanti lo spettacolo, nevrosi e depressione. Il film riesce perfettamente a comunicare con lo spettatore, quasi fino a farlo sentire parte integrante della storia. Le emozioni non mancano e si sentono davvero tutte, ci si immerge in un turbine di eventi che si intersecano e si schiantano sullo sfortunato protagonista in maniera così travolgente che a momenti non si respira neppure, fino ad arrivare ad un finale che definirei quasi astratto e metaforico, per certi versi ambiguo, infatti non si sa se il protagonista muore o rimane in vita, tutto quello che viene mostrato è prima il volto turbato della figlia, che guarda fuori dalla finestra verso l'asfalto, poi lo stesso volto che si apre in uno sguardo di gioia e speranza, mentre scruta il cielo.Ho saputo però che il film avrebbe dovuto avere un altro finale, infatti il co-sceneggiatore Dinelaris ha raccontato che in realtà l'idea di Inarritu era ben diversa da quella che ci è stata proposta, bensì: La camera avrebbe dovuto continuare a muoversi, come già accaduto in tutto il resto del film, e sarebbe dovuta tornare nelle quinte del teatro, tra i corridoi già visti durante il film e fino al camerino dove avremmo visto Johnny Depp seduto davanti allo specchio mentre si aggiusta la parrucca di Riggan Thomson, con il poster dei Pirati dei Caraibi 5 sullo sfondo. Si sarebbe poi sentita la voce di Jack Sparrow dire: “Che cazzo ci facciamo qui, amico?”. Sarebbe stata una satira del suo stesso loop infinito.
Personalmente non mi sarebbe dispiaciuto assistere ad un finale così folle, ed in tutta onestà non me lo sarei mai immaginato. Non so per quale motivo poi non sia stato messo in atto quello che era il pensiero originale, ma poco importa: Birdman rimane una vera e propria opera d'arte ed ha pienamente meritato gli Oscar assegnatogli.
Buona visione :-)



domenica 22 febbraio 2015

THE IMITATION GAME - IO L'OSCAR GLIELO DAREI PRIMA DI SUBITO




Oggi, miei cari lettori, parliamo di uno dei candidati all'Oscar 2015 come miglior film, uno di quelli che in tutta onestà la statuetta se la merita veramente: sto parlando di The Imitation Game.
Ma davvero corre il rischio di essere scavalcato da una roba come American Sniper  o The Theory of Everything? Mi rifiuto di crederci.
Per chi non lo avesse visto: il film è basato su una storia vera (ma dai!!!???) e racconta la storia di Alan Turing, matematico inglese, praticamente uno dei padri dell’informatica e di quelli che sono i moderni computer. Durante la seconda guerra mondiale, Turing, grazie alla sua mente geniale, da il suo preziosissimo contributo per decifrare il codice segreto nazista Enigma. Egli opererà con i suoi collaboratori al centro di criptoanalisi del Regno Unito ed, il suo contributo, si rivelerà assolutamente necessario per salvare migliaia di vite.
Non c’è regista, ultimamente, che non decida di girare un film senza che esso sia tratto da una storia vera, ossignore, non ne posso più.

Inutile che io vi ripeta cosa ne penso delle opere biografiche, ma almeno lasciatemi dire che quanto mi disintegrano i maroni loro non lo fa nient’altro. Anche The Imitation Game con le sue due ore di durata è abbastanza pesante, ma il termine giusto per definirlo è “impegnativo”. Già, perché anche se il ritmo del film è sempre poco dinamico, d’altra parte non si sarebbe neppure potuto evitare dato il tema trattato.
Il mio errore è stato anche quello di iniziarne la visione alle 23.00 circa, con ovvio risultato che verso la metà del film, una leggera sonnolenza mi ha impedito di gustarmi a pieno questa profonda ed interessante opera.

Non si può paragonare un filmetto come The Theory Of Everything  con questo, assolutamente no, la pellicola di Marsh si annulla se viene guardata dopo The Imitation Game, siamo totalmente su un altro livello.
Il regista ci ha mostrato quanto sia importante rendere bene l’idea del personaggio rappresentato, attraverso più punti di vista. Diversità, intelligenza, maturità, paura, angoscia, delirio, fragilità, incapacità di gestire i rapporti interpersonali, ma anche forza e determinazione: queste sono solo alcune delle tante sfaccettature del personaggio interpretato da Cumberbatch, che contribuiscono a rendere il film profondo e vanno inevitabilmente a toccare la sensibilità dello spettatore.
The imitation game vuole anche essere una grande lezione di vita, mostrandoci che, i gusti sessuali di un individuo, niente hanno a che vedere con le doti intellettuali dello stesso. Turing, con la sua geniale mente, è riuscito a salvare la vita di migliaia di persone, per essere poi più tardi ingiustamente condannato a causa della sua omosessualità, sopportando addirittura la castrazione chimica e cadendo nel baratro più totale fino ad arrivare al suicidio.
Turing ha servito il proprio paese in maniera ottimale fornendogli un aiuto fondamentale, ma è stato condannato dallo stesso SOLO ed ESCLUSIVAMENTE per la sua omosessualità. Ed allora abbiamo visto il nostro Turing farsi piccolo piccolo nell’ammettere la sua inclinazione sessuale, lo abbiamo visto piangere ed annullarsi, quasi sentirsi sbagliato, ma come può un individuo perdere prima la speranza e poi la vita per un motivo così futile? Dopo la visione di questo film ci si sente davvero impotenti e, quasi quasi, si vorrebbe poter tornare indietro nel tempo e magari fare qualcosa per salvargli la vita.
Benedict Cumberbatch  (che tempo fa interpretò magistralmente anche lui, come Redmayne, il fisico Stephen Hawking nell’omonimo film TV), è un attore sensazionale, capace di commuovere e dare al suo personaggio quel qualcosa in più che lo rende perfetto, sembra che il ruolo gli sia stato cucito addosso.
Anche la Knightley fa la sua porca figura, sempre fine, bellissima, espressiva  e naturale, non delude proprio mai.

Cosa mi è piaciuto:
1. Anche se mi ripeto, elogio ancora una volta le fantastiche doti recitative di Comberbacht.
2. La bravura e la sensibilità del regista nel raccontare una storia così forte e carica di significato.
3. La buona qualità dei dialoghi.

Cosa non mi è piaciuto:
1. Il ritmo lento (ma, come ho già detto più e più volte, quando si sceglie di guardare un film biografico, bisogna essere consapevoli del fatto che ogni tanto arriverà uno sbadiglio)
2. La prevedibilità.


Lo consiglio se: come me avete voglia di emozionarvi e di guardare qualcosa di meritevole

Non lo consiglio se: siete superficiali o se tendete ad annoiarvi facilmente. In tal caso accontentatevi di American Sniper.