giovedì 5 marzo 2015

STILL ALICE - INSEGNAMENTO DI VITA



Questa sera voglio parlarvi di un film che ha toccato in maniera profonda la mia sensibilità, una pellicola che mi ha lasciato un gran vuoto, una grande amarezza, ma anche un senso di assoluta gratitudine verso ciò che di bello la vita mi offre ogni giorno. Oggi parliamo di Still Alice, adattamento cinematografico del romanzo Perdersi scritto dalla neuroscienziata Lisa Genova. E' la storia di Alice, una professoressa di linguistica. E' il racconto di una donna intelligente, forte, equilibrata ed innamorata di suo marito e dei suoi figli e che, da un momento all'altro, si ritrova ad affrontare la realtà terribile di una malattia che le sta man mano divorando i ricordi, facendola sprofondare nell'abisso di una serie di incertezze e paure mai provate prima.
Al di là del fatto che il film sia davvero ben girato, degna di nota è anche l'attrice protagonista di questa toccante pellicola, Julianne Moore, che con la sua eccellente interpretazione ha saputo dare vita ad un personaggio estremamente inquieto e colmo di angosce, senza mai smettere di sconvolgere lo spettatore.
Still Alice ha una marcia in più rispetto a tutto quello che ho guardato fino ad ora, non solo per la tematica del Morbo di Elzheimer sfortunatamente molto attuale, ma anche e sopratutto per l'importanza del messaggio che è in grado di lanciare al pubblico: un messaggio di speranza e d'amore talmente intenso da far venire i brividi anche ai più insensibili spettatori.
Still Alice si mostra, più che come un film drammatico, come il racconto attendibile e più che realistico della demolizione di una vita da parte di un destino fin troppo austero, senza mai cadere in oniriche rappresentazioni.
Il modo assai realistico in cui viene mostrata la dignitosa lotta di Alice contro l'Elzheimer lascia senza fiato, sopratutto quando si assiste alla precipitosa caduta della protagonista, che da donna brillante ed eccelsa quale era, si ritrova a fare i conti con la propria fragilità e viene addirittura affiancata da una badante. che si prende cura della sua persona ormai incapace di svolgere anche le più semplici ed elementari azioni quotidiane.
Nessun sentimentalismo esasperato, nessun inutile dialogo straziante, il tormento non è che una cornice che mira ad inquadrare perfettamente un personaggio dall'indole tenace e battagliera, che deve fare i conti, oltre che con la malattia, anche con il discontinuo rapporto con la figlia più piccola e con un marito apparentemente poco comprensivo, forse perché profondamente intimorito dalla gigantesca responsabilità che lo aspetta e dalla quale non gli è possibile scappare.
Davvero straziante la parte in cui Alice non riconosce la figlia Lydia e si congratula per la sua performance a teatro, dandole addirittura del lei. Quello credo sia stato il raggiungimento del punto di non ritorno, circondato dall'imbarazzo dei figli e del marito visibilmente sconvolti dall'accaduto.
In Still Alice non ho visto la solita americanata che mira a portare lo spettatore ad apprezzare il film solo perché Alice è malata e quindi fa pena (quello, piuttosto, è il caso de La teoria del tutto), ma ho potuto constatare come una storia reale priva di qualunque teatralità esasperata ed esasperante, possa riuscire a commuovere e far riflettere al tempo stesso.
Un finale poi che lascia una porta aperta a quello che può esser stato il destino prossimo di Alice, anche se già in parte ce lo immaginiamo un po' tutti, ma Still Alice finisce così, con la parola "amore". Già. Perché è l'amore che ha accompagnato Alice nel suo grigio cammino verso il buio, senza mai abbandonarla, l'amore dei figli, l'amore del marito e, perché no, anche l'amor proprio che le ha permesso di aggrapparsi a qualunque piccolo frammento di vita, combattendo con tutte le forze per non lasciare che la malattia le portasse via ogni cosa.

Cosa mi è piaciuto: 

- L'interpretazione della Moore: è lei che sostiene il tutto e fa da pilastro in questo gradevole lungometraggio.
- La regia a regola d'arte che riesce a dare il giusto senso ad ogni scena.
- Quella continua sensazione di angoscia e di ansia che ti accompagnano per tutta la durata del film, mettendoti in condizione di avere sempre paura che possa capitare qualcosa di spiacevole da un momento all'altro.
- L'originalità. Non è assolutamente retorico e scontato.

Cosa non mi è piaciuto:
Secondo voi, cosa può non essermi piaciuto di questo bellissimo film?
Ma la Stewart, ovviamente.
Ma come si fa a scegliere un'attrice talmente scarsa in una pellicola di tale spessore?
Ha mantenuto la stessa espressione per tutta la durata del film, non ha mai avuto un cambio emotivo, non ha mai comunicato un cazzo di niente se non "ciao sono 
raccomandata, per questo sono stata scelta".
Parliamoci chiaro: la Stewart ha la stessa espressività di un gatto morto investito in autostrada e, se ci fosse un Oscar per la peggior attrice non protagonista, lei lo meriterebbe e senza ombra di dubbio lo vincerebbe.

Non ho altro da dire.
Guardatelo e fatemi sapere cosa ne pensate :-)


P.s. sto lavorando alla stesura della recensione della saga di Harry Potter, vado piano perché ho molto da dire ed ho bisogno di un po' più di tempo :-) 

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