Oggi, miei cari lettori, parliamo di uno dei
candidati all'Oscar 2015 come miglior film, uno di quelli che in tutta onestà la statuetta se la
merita veramente: sto parlando di The
Imitation Game.
Ma davvero corre il rischio di essere scavalcato da una roba come American Sniper o The Theory of Everything? Mi rifiuto di crederci.
Per chi non lo avesse visto: il film è basato su una storia vera (ma dai!!!???) e racconta la storia di Alan Turing, matematico inglese, praticamente uno dei padri dell’informatica e di quelli che sono i moderni computer. Durante la seconda guerra mondiale, Turing, grazie alla sua mente geniale, da il suo preziosissimo contributo per decifrare il codice segreto nazista Enigma. Egli opererà con i suoi collaboratori al centro di criptoanalisi del Regno Unito ed, il suo contributo, si rivelerà assolutamente necessario per salvare migliaia di vite.
Non c’è regista, ultimamente, che non decida di girare un film senza che esso sia tratto da una storia vera, ossignore, non ne posso più.
Inutile che io vi ripeta cosa ne penso delle opere biografiche, ma almeno lasciatemi dire che quanto mi disintegrano i maroni loro non lo fa nient’altro. Anche The Imitation Game con le sue due ore di durata è abbastanza pesante, ma il termine giusto per definirlo è “impegnativo”. Già, perché anche se il ritmo del film è sempre poco dinamico, d’altra parte non si sarebbe neppure potuto evitare dato il tema trattato.
Il mio errore è stato anche quello di iniziarne la visione alle 23.00 circa, con ovvio risultato che verso la metà del film, una leggera sonnolenza mi ha impedito di gustarmi a pieno questa profonda ed interessante opera.
Non si può paragonare un filmetto come The Theory Of Everything con questo, assolutamente no, la pellicola di Marsh si annulla se viene guardata dopo The Imitation Game, siamo totalmente su un altro livello.
Il regista ci ha mostrato quanto sia importante rendere bene l’idea del personaggio rappresentato, attraverso più punti di vista. Diversità, intelligenza, maturità, paura, angoscia, delirio, fragilità, incapacità di gestire i rapporti interpersonali, ma anche forza e determinazione: queste sono solo alcune delle tante sfaccettature del personaggio interpretato da Cumberbatch, che contribuiscono a rendere il film profondo e vanno inevitabilmente a toccare la sensibilità dello spettatore.
The imitation game vuole anche essere una grande lezione di vita, mostrandoci che, i gusti sessuali di un individuo, niente hanno a che vedere con le doti intellettuali dello stesso. Turing, con la sua geniale mente, è riuscito a salvare la vita di migliaia di persone, per essere poi più tardi ingiustamente condannato a causa della sua omosessualità, sopportando addirittura la castrazione chimica e cadendo nel baratro più totale fino ad arrivare al suicidio.
Turing ha servito il proprio paese in maniera ottimale fornendogli un aiuto fondamentale, ma è stato condannato dallo stesso SOLO ed ESCLUSIVAMENTE per la sua omosessualità. Ed allora abbiamo visto il nostro Turing farsi piccolo piccolo nell’ammettere la sua inclinazione sessuale, lo abbiamo visto piangere ed annullarsi, quasi sentirsi sbagliato, ma come può un individuo perdere prima la speranza e poi la vita per un motivo così futile? Dopo la visione di questo film ci si sente davvero impotenti e, quasi quasi, si vorrebbe poter tornare indietro nel tempo e magari fare qualcosa per salvargli la vita.
Benedict Cumberbatch (che tempo fa interpretò magistralmente anche lui, come Redmayne, il fisico Stephen Hawking nell’omonimo film TV), è un attore sensazionale, capace di commuovere e dare al suo personaggio quel qualcosa in più che lo rende perfetto, sembra che il ruolo gli sia stato cucito addosso.
Anche la Knightley fa la sua porca figura, sempre fine, bellissima, espressiva e naturale, non delude proprio mai.
Ma davvero corre il rischio di essere scavalcato da una roba come American Sniper o The Theory of Everything? Mi rifiuto di crederci.
Per chi non lo avesse visto: il film è basato su una storia vera (ma dai!!!???) e racconta la storia di Alan Turing, matematico inglese, praticamente uno dei padri dell’informatica e di quelli che sono i moderni computer. Durante la seconda guerra mondiale, Turing, grazie alla sua mente geniale, da il suo preziosissimo contributo per decifrare il codice segreto nazista Enigma. Egli opererà con i suoi collaboratori al centro di criptoanalisi del Regno Unito ed, il suo contributo, si rivelerà assolutamente necessario per salvare migliaia di vite.
Non c’è regista, ultimamente, che non decida di girare un film senza che esso sia tratto da una storia vera, ossignore, non ne posso più.
Inutile che io vi ripeta cosa ne penso delle opere biografiche, ma almeno lasciatemi dire che quanto mi disintegrano i maroni loro non lo fa nient’altro. Anche The Imitation Game con le sue due ore di durata è abbastanza pesante, ma il termine giusto per definirlo è “impegnativo”. Già, perché anche se il ritmo del film è sempre poco dinamico, d’altra parte non si sarebbe neppure potuto evitare dato il tema trattato.
Il mio errore è stato anche quello di iniziarne la visione alle 23.00 circa, con ovvio risultato che verso la metà del film, una leggera sonnolenza mi ha impedito di gustarmi a pieno questa profonda ed interessante opera.
Non si può paragonare un filmetto come The Theory Of Everything con questo, assolutamente no, la pellicola di Marsh si annulla se viene guardata dopo The Imitation Game, siamo totalmente su un altro livello.
Il regista ci ha mostrato quanto sia importante rendere bene l’idea del personaggio rappresentato, attraverso più punti di vista. Diversità, intelligenza, maturità, paura, angoscia, delirio, fragilità, incapacità di gestire i rapporti interpersonali, ma anche forza e determinazione: queste sono solo alcune delle tante sfaccettature del personaggio interpretato da Cumberbatch, che contribuiscono a rendere il film profondo e vanno inevitabilmente a toccare la sensibilità dello spettatore.
The imitation game vuole anche essere una grande lezione di vita, mostrandoci che, i gusti sessuali di un individuo, niente hanno a che vedere con le doti intellettuali dello stesso. Turing, con la sua geniale mente, è riuscito a salvare la vita di migliaia di persone, per essere poi più tardi ingiustamente condannato a causa della sua omosessualità, sopportando addirittura la castrazione chimica e cadendo nel baratro più totale fino ad arrivare al suicidio.
Turing ha servito il proprio paese in maniera ottimale fornendogli un aiuto fondamentale, ma è stato condannato dallo stesso SOLO ed ESCLUSIVAMENTE per la sua omosessualità. Ed allora abbiamo visto il nostro Turing farsi piccolo piccolo nell’ammettere la sua inclinazione sessuale, lo abbiamo visto piangere ed annullarsi, quasi sentirsi sbagliato, ma come può un individuo perdere prima la speranza e poi la vita per un motivo così futile? Dopo la visione di questo film ci si sente davvero impotenti e, quasi quasi, si vorrebbe poter tornare indietro nel tempo e magari fare qualcosa per salvargli la vita.
Benedict Cumberbatch (che tempo fa interpretò magistralmente anche lui, come Redmayne, il fisico Stephen Hawking nell’omonimo film TV), è un attore sensazionale, capace di commuovere e dare al suo personaggio quel qualcosa in più che lo rende perfetto, sembra che il ruolo gli sia stato cucito addosso.
Anche la Knightley fa la sua porca figura, sempre fine, bellissima, espressiva e naturale, non delude proprio mai.
Cosa mi è piaciuto:
1. Anche se mi ripeto, elogio ancora una volta le fantastiche doti recitative di Comberbacht.
2. La bravura e la sensibilità del regista nel raccontare una storia così forte e carica di significato.
3. La buona qualità dei dialoghi.
Cosa non mi è piaciuto:
1. Il ritmo lento (ma, come ho già detto più e più volte, quando si sceglie di guardare un film biografico, bisogna essere consapevoli del fatto che ogni tanto arriverà uno sbadiglio)
2. La prevedibilità.
1. Anche se mi ripeto, elogio ancora una volta le fantastiche doti recitative di Comberbacht.
2. La bravura e la sensibilità del regista nel raccontare una storia così forte e carica di significato.
3. La buona qualità dei dialoghi.
Cosa non mi è piaciuto:
1. Il ritmo lento (ma, come ho già detto più e più volte, quando si sceglie di guardare un film biografico, bisogna essere consapevoli del fatto che ogni tanto arriverà uno sbadiglio)
2. La prevedibilità.
Lo consiglio se: come me avete voglia di emozionarvi e di
guardare qualcosa di meritevole
Non lo consiglio se: siete superficiali o se tendete ad annoiarvi facilmente. In tal caso accontentatevi di American Sniper.
Non lo consiglio se: siete superficiali o se tendete ad annoiarvi facilmente. In tal caso accontentatevi di American Sniper.
Brava passerotta mia
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