Premettendo che io non
sono assolutamente amante di film di guerra, questa volta non so davvero dove
andare a parare e non vorrei nemmeno dire stronzate, visto che non me ne
intendo. Semplicemente: sono contenta di non aver speso 7,00 € per
guardarlo al cinema, non perché American
sniper sia un brutto film, intendiamoci, quanto per la lentezza che lo
caratterizza.
Io poi odio queste maledette opere tratte “da una storia vera”, perché poi diventano biografie e le biografie spesso sono tediose, tant’è che puntualmente dormo sul divano.
American sniper é senz’altro uno dei lungometraggi più sopravvalutati usciti di recente, insieme a La teoria del tutto, anche perché diciamocelo, il trailer gli da un’aria niente male, gli occhietti di Bradley Cooper dietro il mirino del fucile da cecchino sono bellinacifra, ed il fatto che nel trailer sia stata inserita la scena clou in cui Chris deve decidere se sparare o no al bambino kamikaze, ha fatto sì che una moltitudine esagerata di persone si catapultasse al cinema per scoprire se a ‘sto fijolo je sparava o meno. Nel caso non lo aveste ancora guardato, ve lo dico io: gli spara, certo che gli spara (e devo ammettere che non me lo sarei mai aspettato) ma lo fa con così tanto distacco che non me ne è fregato proprio una mazza. Se io mi fossi ritrovata a dover sparare ad un bambino avrei iniziato a piangere come una disgraziata, altro che premo il grilletto, boom e ciao ciao.
Procedo con la trama: Chris Kyle é un giovane cowboy che si arruola nel corpo speciale dei Seal e, prima di partire per la guerra, sposa la sua ragazza. Purtroppo con il tempo la situazione diverrà insostenibile tra un matrimonio non proprio felice ed un’esistenza ormai segnata dalla guerra. Ottime le ambientazioni, le scene di guerra sono realistiche, a mio avviso molto ben girate, ma non sono servite a molto, perché questo è un film sterile che non sa emozionare.
Sembra quasi, in questa pellicola, che Eastwood abbia unito a delle fantastiche scene di guerra, qualche spezzone di telefilm americani alla Una mamma per amica. Tuttavia la seconda parte si fa un briciolino più intensa, mostrandoci almeno quanto una moglie con dei figli possa risentire dell’assenza del proprio marito in guerra, vivendo nel costante terrore che possa morire da un momento all’altro, infatti non fa che pregarlo di smettere e tornare definitivamente a casa: credo che l’attrice sia stata l’unica povera afflitta riuscita a mostrare un minimo di emozioni. Grazie cara, lo abbiamo davvero apprezzato.
Sembra che ultimamente i registi di tutto il mondo si stiano impegnando ad utilizzare nei propri film attori inespressivi, infatti se al posto di Cooper ci fosse stato un attore più esperto, forse avrei maggiormente apprezzato questo lungometraggio.
Cooper è stato totalmente incapace di trasmettere sentimenti, a mio avviso questi ruoli troppo impegnativi non fanno per lui.
Sono stati trascurati poi anche tutti i momenti in cui il protagonista torna a casa dalla moglie ed i figli, Eastwood avrebbe dovuto dare molta più importanza ad avvenimenti del genere, mentre invece ci mostra solo qualche bacetto alla moglie e i soliti mal-recitati momenti in cui Chris se ne sta seduto con l’espressione di un cerebroleso, cercando di farci capire che la guerra lo stava cambiando. Inutile poi la scena del fratello di lui che shockato decide di abbandonare la missione e se ne torna da dove era venuto.
Ora non è che siccome Clint Eastwood è un’eccellenza registica dobbiamo per forza dargli l’Oscar, perché con questo film non se lo merita manco per niente. Al di la di questo però, è comunque sbagliato dare un voto troppo basso a questa opera, poiché non è certo il film peggiore mai girato, forza.
Altra grave mancanza però è senza dubbio il finale che ho trovato frettoloso e trascurato: avrei voluto vedere la scena in cui Kyle veniva ucciso al poligono, non certo apprendere della sua morte con una scritta che mi informava dell’accaduto per poi essere catapultata al funerale. Dopo due ore di film spaccapalle il minimo che Eastwood potesse fare era renderci partecipi della morte del protagonista e della reazione dei familiari, o no? Avrei voluto vedere la reazione della moglie, dei figli, avrei voluto vedere la morte della “leggenda”, invece questo finale mi ha lasciato l’amaro in bocca.
Mi è piaciuto perché: la fotografia è curatissima e Chris Kyle è realmente esistito.
Non mi è piaciuto perché: è lento, vuoto, monotono e tipicamente americano.
Lo consiglio se: siete amanti del genere e volete godervi (senza grosse pretese) delle scene di guerra realistiche e abbastanza crude, senza che vengano risparmiati donne e bambini perché al regista je dispiace.
Non lo consiglio se: non sapete cosa guardare ed avete pure un po’ di sonno. Vi addormentereste dopo i primi quaranta minuti, assodato.
Ci vediamo alla prossima recensione :-)
Io poi odio queste maledette opere tratte “da una storia vera”, perché poi diventano biografie e le biografie spesso sono tediose, tant’è che puntualmente dormo sul divano.
American sniper é senz’altro uno dei lungometraggi più sopravvalutati usciti di recente, insieme a La teoria del tutto, anche perché diciamocelo, il trailer gli da un’aria niente male, gli occhietti di Bradley Cooper dietro il mirino del fucile da cecchino sono bellinacifra, ed il fatto che nel trailer sia stata inserita la scena clou in cui Chris deve decidere se sparare o no al bambino kamikaze, ha fatto sì che una moltitudine esagerata di persone si catapultasse al cinema per scoprire se a ‘sto fijolo je sparava o meno. Nel caso non lo aveste ancora guardato, ve lo dico io: gli spara, certo che gli spara (e devo ammettere che non me lo sarei mai aspettato) ma lo fa con così tanto distacco che non me ne è fregato proprio una mazza. Se io mi fossi ritrovata a dover sparare ad un bambino avrei iniziato a piangere come una disgraziata, altro che premo il grilletto, boom e ciao ciao.
Procedo con la trama: Chris Kyle é un giovane cowboy che si arruola nel corpo speciale dei Seal e, prima di partire per la guerra, sposa la sua ragazza. Purtroppo con il tempo la situazione diverrà insostenibile tra un matrimonio non proprio felice ed un’esistenza ormai segnata dalla guerra. Ottime le ambientazioni, le scene di guerra sono realistiche, a mio avviso molto ben girate, ma non sono servite a molto, perché questo è un film sterile che non sa emozionare.
Sembra quasi, in questa pellicola, che Eastwood abbia unito a delle fantastiche scene di guerra, qualche spezzone di telefilm americani alla Una mamma per amica. Tuttavia la seconda parte si fa un briciolino più intensa, mostrandoci almeno quanto una moglie con dei figli possa risentire dell’assenza del proprio marito in guerra, vivendo nel costante terrore che possa morire da un momento all’altro, infatti non fa che pregarlo di smettere e tornare definitivamente a casa: credo che l’attrice sia stata l’unica povera afflitta riuscita a mostrare un minimo di emozioni. Grazie cara, lo abbiamo davvero apprezzato.
Sembra che ultimamente i registi di tutto il mondo si stiano impegnando ad utilizzare nei propri film attori inespressivi, infatti se al posto di Cooper ci fosse stato un attore più esperto, forse avrei maggiormente apprezzato questo lungometraggio.
Cooper è stato totalmente incapace di trasmettere sentimenti, a mio avviso questi ruoli troppo impegnativi non fanno per lui.
Sono stati trascurati poi anche tutti i momenti in cui il protagonista torna a casa dalla moglie ed i figli, Eastwood avrebbe dovuto dare molta più importanza ad avvenimenti del genere, mentre invece ci mostra solo qualche bacetto alla moglie e i soliti mal-recitati momenti in cui Chris se ne sta seduto con l’espressione di un cerebroleso, cercando di farci capire che la guerra lo stava cambiando. Inutile poi la scena del fratello di lui che shockato decide di abbandonare la missione e se ne torna da dove era venuto.
Ora non è che siccome Clint Eastwood è un’eccellenza registica dobbiamo per forza dargli l’Oscar, perché con questo film non se lo merita manco per niente. Al di la di questo però, è comunque sbagliato dare un voto troppo basso a questa opera, poiché non è certo il film peggiore mai girato, forza.
Altra grave mancanza però è senza dubbio il finale che ho trovato frettoloso e trascurato: avrei voluto vedere la scena in cui Kyle veniva ucciso al poligono, non certo apprendere della sua morte con una scritta che mi informava dell’accaduto per poi essere catapultata al funerale. Dopo due ore di film spaccapalle il minimo che Eastwood potesse fare era renderci partecipi della morte del protagonista e della reazione dei familiari, o no? Avrei voluto vedere la reazione della moglie, dei figli, avrei voluto vedere la morte della “leggenda”, invece questo finale mi ha lasciato l’amaro in bocca.
Mi è piaciuto perché: la fotografia è curatissima e Chris Kyle è realmente esistito.
Non mi è piaciuto perché: è lento, vuoto, monotono e tipicamente americano.
Lo consiglio se: siete amanti del genere e volete godervi (senza grosse pretese) delle scene di guerra realistiche e abbastanza crude, senza che vengano risparmiati donne e bambini perché al regista je dispiace.
Non lo consiglio se: non sapete cosa guardare ed avete pure un po’ di sonno. Vi addormentereste dopo i primi quaranta minuti, assodato.
Ci vediamo alla prossima recensione :-)
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