lunedì 23 febbraio 2015

BIRDMAN - QUATTRO STATUETTE PIU' CHE MERITATE


Glielo volevate dare a The theory of everything l'Oscar come miglior film? Sul serio? Ad una pellicola il cui solo pregio è quello di avere Redmayne come protagonista? Infatti, come volevasi dimostrare, l'unico Oscar che ha vinto è stato quello come miglior attore protagonista conferito appunto a Redmayne, ma il film, di fatto, non se l'è cagato nessuno. Ad American Sniper hanno dato il contentino per il miglior sonoro, ed ovviamente ben quattro statuette tra miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia sono tutti meritatamente finiti tra le mani di Alejandro Gonzales Inarritu con il suo Birdman, capolavoro indiscusso del 2014.
Quattro Oscar più che meritati, è così che si fa un film. Tutti ad elogiare The Theory of everything e nessuno che abbia mai detto una sola parola su Birdman: evidentemente lascia senza fiato, o più semplicemente in pochi lo hanno capito.
Ci sarebbe davvero tantissimo da dire su questa incredibile pellicola, così tanto che addirittura ero in dubbio se scrivere o meno una recensione, anche perché ogni commento su questa immensa opera è del tutto superfluo, è così difficile trovare le parole adatte per descriverlo.
Trama: Riggan Thomson è un attore che ha raggiunto la popolarità grazie all'interpretazione di Birdman, un supereroe mascherato, ma sentendo il bisogno di dimostrare che dietro quella maschera non c’è solo una celebrità, ma sopratutto un bravo attore, decide di scrivere e mettere in scena un’opera tutta sua in uno dei teatri di Broadway, ma l’impresa si rivelerà tutt'altro che semplice.
Inizialmente il film non mi aveva coinvolta, mi sembrava tutto così confuso e frenetico da farmi andare addirittura in ansia, ma quando ho iniziato a comprendere il senso di tutto, mi sono lasciata trascinare e mi sono goduta lo spettacolo. 
Anzitutto il film è girato in maniera ottimale, fotografia e regia da panico, la telecamera non lascia mai i personaggi, li segue di continuo e li accompagna in qualunque movimento, ragion per cui il regista ha optato per un cast formato da grandiosi attori, primo fra tutti il protagonista Michael Keaton (il favoloso Batman di Tim Burton), seguito da Edward Norton (protagonista di Fight Club) ed Emma Stone (la Gwen di The Amazing Spiderman).

Non solo: la cura dei dettagli è maniacale in ogni scena e, le situazioni, si svolgono sempre con un ritmo incalzante e mai noioso.
Se proprio dobbiamo trovargli un difetto, forse a volte risulta un po’ prevedibile, ma la trama non ha buchi ed il tutto prosegue in maniera lineare con dialoghi di un certo spessore.
Se da una parte è innegabile che il film sia fantastico, dall'altra però bisogna dire che è un’arma a doppio taglio: Birdman infatti non è un film per tutti, bensì un lavoro adatto alla visione di un pubblico di nicchia, capace di apprezzare la genuinità di un lavoro creato prettamente con la forza di una telecamera, senza l’utilizzo costante di computer grafica che al giorno d’oggi sviano l’attenzione dalla trama avvalendosi di incredibili effetti speciali, che altro non fanno che rincoglionire lo spettatore che poi se ne va in giro a dire “minchia filmone ragà”, convinto di aver guardato chissà che spettacolo di film (vedi quella cagata pazzesca di Godzilla). Possiamo assistere durante il film alle tante problematiche che affliggono il disperato protagonista, ormai finito in una sorta di baratro dal quale non riesce ad uscire: un matrimonio finito, il rapporto complicato con la figlia appena riuscita a disintossicarsi, la difficoltà nel mandare avanti lo spettacolo, nevrosi e depressione. Il film riesce perfettamente a comunicare con lo spettatore, quasi fino a farlo sentire parte integrante della storia. Le emozioni non mancano e si sentono davvero tutte, ci si immerge in un turbine di eventi che si intersecano e si schiantano sullo sfortunato protagonista in maniera così travolgente che a momenti non si respira neppure, fino ad arrivare ad un finale che definirei quasi astratto e metaforico, per certi versi ambiguo, infatti non si sa se il protagonista muore o rimane in vita, tutto quello che viene mostrato è prima il volto turbato della figlia, che guarda fuori dalla finestra verso l'asfalto, poi lo stesso volto che si apre in uno sguardo di gioia e speranza, mentre scruta il cielo.Ho saputo però che il film avrebbe dovuto avere un altro finale, infatti il co-sceneggiatore Dinelaris ha raccontato che in realtà l'idea di Inarritu era ben diversa da quella che ci è stata proposta, bensì: La camera avrebbe dovuto continuare a muoversi, come già accaduto in tutto il resto del film, e sarebbe dovuta tornare nelle quinte del teatro, tra i corridoi già visti durante il film e fino al camerino dove avremmo visto Johnny Depp seduto davanti allo specchio mentre si aggiusta la parrucca di Riggan Thomson, con il poster dei Pirati dei Caraibi 5 sullo sfondo. Si sarebbe poi sentita la voce di Jack Sparrow dire: “Che cazzo ci facciamo qui, amico?”. Sarebbe stata una satira del suo stesso loop infinito.
Personalmente non mi sarebbe dispiaciuto assistere ad un finale così folle, ed in tutta onestà non me lo sarei mai immaginato. Non so per quale motivo poi non sia stato messo in atto quello che era il pensiero originale, ma poco importa: Birdman rimane una vera e propria opera d'arte ed ha pienamente meritato gli Oscar assegnatogli.
Buona visione :-)



Nessun commento:

Posta un commento