giovedì 26 febbraio 2015

LA MUSICA INDIETRO - UNA SENSAZIONALE SCOPERTA



Vi state chiedendo chi sia questa bellissima ragazza in copertina?
Allora non vi resta che proseguire nella lettura di questo articolo!
Dopo un breve periodo di pausa ho deciso di tornare alla carica con un argomento un po' fuori da quello di cui solitamente parlo, ma devo dire che ne vale assolutamente la pena.
Di recente, mentre scorrevo la home di quella giungla che è facebook, mi è saltata all'occhio una gran bella iniziativa a sfondo artistico, promossa dalla Melody School di Roma ed ideata dalla docente e cantante Gabriella Aleo, così, visto il mio amore per tutto ciò che è arte, ho pensato fosse opportuno parlarvene, sopratutto dato che molti dei miei amici vivono nella capitale e magari hanno voglia di concedersi questa interessante e costruttiva esperienza.
Non solo: mi sono attrezzata ed ho pensato fosse carino andare ad intervistare appunto la fautrice di questa grande iniziativa, di modo che possiate farvi un'idea concreta di quello che è il laboratorio vocale La musica indietro, alla sua ormai seconda edizione.
Già il nome porta a pensare ad un qualcosa di passato, infatti il laboratorio si occupa di preparare i corsisti nell'interpretazione di brani che vanno dagli anni '30 agli anni '90, spaziando per i tanti generi che hanno caratterizzato le varie epoche.
Ma andiamo a parlarne direttamente con la nostra amica Gabriella, per avene una visione più chiara ed approfondita :-)

Gabriella, ci vuoi parlare di questa tua brillante e particolare iniziativa? 
Ciao Viviana, grazie anzitutto per avermi accolta come ospite nel tuo blog.
La mia iniziativa nasce da un repertorio che ho già in gran parte sperimentato sulla mia voce ed in scena, per cui ho solo pensato di estendere questa conoscenza divulgandola didatticamente ad un pubblico di giovani ma anche di "più grandi".
Si tratta di musica popolare di un determinato periodo e delle sue ramificazioni: tutto ciò è storia della musica pop del 1900.

A chi è rivolto il corso? Possono parteciparvi tutti o solamente gli allievi della Melody School? C'è un limite d'età?

Il corso è rivolto a chi ama la musica e a chi vuol fare un salto nel passato ed assaporare il gusto del retrò, quindi ci sono sia allievi interni che esterni alla scuola, e non c'è alcun limite d'età: può accedervi chiunque.

Quali parole useresti per convincere un amante della musica e del canto, magari scettico, a provare questa esperienza?
Ti piacerebbe, per un istante, allontanarti da questa epoca e tuffarti tra i suoni magici di un tempo in cui la storia della musica partoriva immensi generi musicali diversi e meravigliosi? Ma sopratutto, uomo moderno, ti piacerebbe nel 2015, fare qualche passo indietro e diventare musicalmente retrò?

Dalle tue parole si evince che tieni molto a questa iniziativa, quasi come fosse per te un modo per evadere dal panorama musicale odierno. Correggimi se sbaglio.
Esattamente! Ha catturato il mio pensiero e ciò che mi ha indotto a realizzarlo e, se devo essere sincera, sono molto gelosa di questo piccolo grande gioiellino che sono riuscita a crearmi, quasi come fosse una "casa della musica", anzi: immagino proprio una casetta con tanti dischi appesi alle pareti, un jukebox, un giradischi anni '20, tanti costumi, tanti elementi d'arredo scenografici e  tutto ciò che possa in qualche modo rendere l'idea del retrò, quasi come se il tempo si fosse fermato..e poi, appunto essendone come dicevo prima molto gelosa, è un mio spazio che non faccio toccare assolutamente a nessuno.
                                                                                                                     
Quindi, se non ho capito male, tu sei la sola docente che cura il corso e prepara i suoi allievi. In cosa consistono le lezioni esattamente? Cosa deve aspettarsi una persona che decide di seguire il corso e lanciarsi in questa "avventura artistica"?

Oh, sì. Sono l'unica e sola a cui è potuta venire in mente questa folle idea! [sorride]
Per quanto riguarda le lezioni, consistono in tanti incontri full immersion in cui ogni singolo allievo prepara i propri brani e partecipa anche a quelli degli altri come corista. Sono tutti protagonisti, nessuno escluso. Le lezioni curano l'aspetto vocale, ben diverso da quello pop di adesso, sia per genere che per stilistica. Una persona che sperimenta per la prima volta un tipo di corso inusuale, ne rimane coinvolta da subito e si crea immediatamente un'armonia con la musica e con i colleghi con i quali collaborerà, poiché è attraverso essi che interagirà per il risultato finale: oltre che un lavoro singolo, è anche un gran lavoro di gruppo.
Consiglio vivamente questo corso a chi vuole scoprire le radici di ciò che era un tempo la musica, per poter comprendere meglio quella di oggi.
Lo scorso anno ho riscontrato più risultati in cui gli stessi allievi che facevano il corso di canto tradizionale,              frequentavano anche il laboratorio retrò: i risultati vocali stilistici hanno completato e si sono andati ad integrare anche con i brani pop di oggi.
I brani di oggi, altro non sono che figli e nipoti dei brani di ieri.

Che tipo di insegnante sei? Severa ed intransigente, o malleabile ed alla mano?Sono un'insegnante severa, esigente, ma anche eccentrica, amichevole e folle!

Di recente hai messo in scena uno spettacolo di cui sei autrice e protagonista, La scatola. Ho avuto il piacere di guardarne alcune scene, e mi è sembrato che anche lì ci fosse un'influenza retrò.  
Sì, si parla di un anno fa, o forse un po' di più.
Nello spettacolo di cui parli l'influenza retrò c'è stata, ed è appunto da lì maturata la mia esperienza, insieme all'idea di fare qualcosa di più commerciale per gli studenti. Diciamo che La scatola è uno spettacolo molto più di nicchia e riservato forse ad un pubblico più ricercato.

Tu sei una cantante lirica, dico bene? Sì, ma a 360°.
Mi definisco assolutamente alternativa.

Perfetto Gabriella, credo di non aver dimenticato nulla. La nostra intervista si conclude qui, vuoi dire qualcos'altro per invogliare i lettori ad iscriversi al corso?Spero di poter portare avanti questo progetto e mi piacerebbe un domani realizzarlo con una band live che supporta i corsisti! Sarebbe bellissimo! Il tempo ci aiuterà a realizzare ogni cosa, ne sono sicura.
Arrivederci Viviana, un saluto da tutti noi, La musica indietro.


I ragazzi della seconda edizione de La musica indietro con
l'insegnante Gabriella Aleo

                                       
                                        Una scena dello spettacolo messo in scena lo scorso anno                              



    Una foto di gruppo della scorsa edizione de La musica indietro
Ora che abbiamo approfondito e compreso l'obiettivo del corso La musica indietro, possiamo confermare quanto già detto: si tratta di un'iniziativa davvero fantastica, originale, divertente ed altamente formativa, senza contare che la serietà e la competenza dell'insegnante incorniciano il tutto fino a farne davvero un "piccolo grande gioiello".
Ho inserito un VIDEO con qualche piccolo clip tratto da una lezione, così da mostrarvi i volti allegri e spensierati dei partecipanti, che cantano e ballano con un tale trasporto da far venire voglia a chiunque di tuffarsi in questa bellissima avventura musicale.
Chiunque avesse bisogno di ulteriori informazioni e volesse parlarne direttamente con la docente Gabriella Aleo, può contattare La Musica Indietro tramite messaggio privato sulla pagina ufficiale facebook, clickando sul link che segue:
 https://www.facebook.com/groups/1472059499720836/?fref=ts

THE BABADOOK - QUANDO LE DONNE SPACCANO CULI




Ieri, quando il mio compagno mi ha annunciato che anche questa volta avremmo guardato un horror, ho iniziato ad imprecare in tutte le lingue del mondo. Io non voglio guardare  gli horror. No. Perché poi non dormo e, se non dormo, faccio fatica ad alzarmi ed al lavoro al posto mio ci mando l'uomo nero, i fantasmi, i pagliacci assassini ed altri simpaticissimi esseri spaventosi che il mio compagno ama propinarmi dopo le 23.00.
Ieri sera ad esempio mi ha costretta a guardare un film dal titolo che è tutto un programma: The Babadook.
Già solo il nome ti riporta automaticamente ad immaginare una creatura della notte, di quelle che spaventano i bimbi uscendo dagli armadi o da sotto i letti e, se a qualcuno l'idea fa solo ridere, a me fa ineluttabilmente cagare in mano, ed il mio simpatico fidanzato lo sa, solo che non gliene frega una mazza, tanto lui dorme come se gli avessero somministrato un barile di valium.
I primi cinque minuti di film sono trascorsi con me che facevo la sostenuta e smanettavo con il cellulare: dovevo fargliela pagare per avermi costretta a guardarlo.
Poi però, il film ha iniziato a catturare la mia attenzione, così ho messo via il cellulare e mi sono arresa alla visione del tanto temuto filmazzo.
Quello che da subito si intuisce, sono i gravi problemi comportamentali del piccolo Sam che affliggono la povera madre Amelia, protagonista della pellicola.
Infatti la poveretta si trova, dopo la morte del marito avvenuta lo stesso giorno della nascita di Sam, a dover lottare ogni giorno con i problemi del figlio, che io avrei gentilmente ucciso dopo i primi dieci minuti di film.
Ragazzi, 'sto bambino è insopportabilmente rompipalle. Io vi giuro che fossi stata sua madre lo avrei accoltellato ed il film si sarebbe concluso lì.
Questo adorabile frugoletto di sette anni non fa altro che urlare come una cazzo di allarme antincendio e disturbare sua madre in qualunque momento..e quando dico QUALUNQUE, intendo QUALUNQUE.
Scena: Amelia, che ormai son più di sette anni che non fa sesso e, nella sua vagina, conserva una ricamatissima ragnatela di filo spinato, sente il bisogno di un momento di intimità e, dopo aver messo Satana a letto, si munisce di vibratore e si infila sotto le coperte iniziando a praticare il famoso rito del trastullamento autonomo. Tutto procede secondo i piani e, proprio mentre la nostra protagonista è in preda a dei clamorosi spasmi pre-orgasmici, ecco arrivare il bimbo che si butta con tutto il peso sul letto gridando "MAAAAAAAAAAAAAAAAMMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA".
Inutile che io vi descriva la faccia della protagonista. Io sono certa che, nella sua mente,ha immaginato il figlio legato con dei fili di metallo al tronco di un albero sotto un temporale. E sarebbe pure stato poco.
Il piccolo Sam, che nel tempo libero si costruisce pericolose armi per sconfiggere i mostri e si fa espellere da scuola, non fa altro che distruggere in tutti i modi la quotidianità della nostra protagonista, costringendola a passare notti insonni ed a fare figure di merda bibliche.
Tanto per non farsi mancare nulla, siccome il piccolino ha dei terribili scatti di violenza, butta giù la cuginetta da una casa sull'albero, provocandole la rottura del setto nasale e dando alla zia un motivo in più per odiarlo.
Comunque, siccome Amelia è sempre sua madre, nonostante le si legga negli occhi l'intenzione di darlo in pasto ai leoni, ogni sera si prodiga per lui e gli legge le fiabe, finché una sera non gli capita in mano un bel libro dal titolo tutt'altro che fiabesco.
Amelia apre il libro e inizia a leggerlo al piccolo Sam.
Il libro è carico di disegni spaventosi e contiene una inquietante filastrocca che parla di questo spaventoso Babadook. Sam inizia ad avere paura ed Amelia, anche lei un po' sconvolta, chiude il libro ed intima a Sam di dormire senza preoccuparsi di nulla, perché "non esiste nessun mostro", ma una volta sola analizza il libro e ne rimane scossa, così tanto che decide di strapparlo e buttarlo via.
Le sue giornate proseguono pressapoco allo stesso modo e, man mano che si va avanti, si avverte il progredire della frustrazione ed angoscia che sommergono la protagonista, interpretata da una meravigliosa attrice, munita di doti comunicative davvero impressionanti. I suoi occhi, giorno per giorno, rivelano un'inquietudine ed un'esasperazione che non fanno che crescere a dismisura.
Anche il piccolo attore che interpreta Sam, nonostante sia di un fastidioso logorante, fa impressione per quanto è bravo: un giovanissimo talento che darebbe del filo da torcere anche ai migliori attori di Hollywood, e non scherzo.
Tornando alla trama di questo bellissimo film made in Australia: il libro, non si sa come e non si sa perché, viene ritrovato da Amelia davanti alla porta di casa, ricomposto, come se mai fosse stato stracciato in mille piccolissimi pezzetti. Non solo, quando lo apre, è chiaro che il contenuto è diverso e molto più macabro di prima, mostrando raccapriccianti disegnini di quella che sembra Amelia intenta prima a scannare il cagnolino, poi ad uccidere il bimbo (finalmente, sia lodato Gesù Cristo) e poi a togliersi la vita. Amelia, shockata, legge il testo che dice cose del tipo "lasciami entrare" e "lasciami vivere attraverso te", così chiude il libro e lo brucia, sicura di essersi sbarazzata del "mostro".
Intanto porta il piccolo Sam da un medico, in seguito ad una grave crisi epilettica, riuscendo anche a farsi prescrivere dei farmaci che lo facciano dormire ogni notte, almeno fino al giorno della visita psichiatrica, in modo da permettere ad Amelia di trascorrere una notte con la testa sul cuscino senza dover sopportare le urla isteriche di quel demonio riccioluto del figlio.
La prima notte seda il bimbo con le pillole magiche e riesce finalmente a dormire in pace..e le sembra quasi un sogno quando al mattino si alza e lo trova ancora immerso in un sonno profondo, quasi rinnega di averlo voluto annegare nella vasca durante il bagnetto.
I problemi insorgono la notte dopo, quando il Babadook si impossessa di lei, entrando nel suo corpo attraverso la bocca e la porta progressivamente alla follia. Le azioni che compie ed il modo in cui risponde al suo bambino si fanno sempre più cruente, mettendo in pericolo la vita di Sam che arriva quasi subito alla conclusione che Amelia non è più sua madre, divenendo finalmente un bambino quasi normale e spaccando i maroni in maniera contenuta.
Quello che inizialmente ha l'aria di essere un film del cavolo, assume poi i caratteri di una pellicola davvero impressionante per quanto ben fatta: una regia ineccepibile da parte della Kant, che ha saputo rendere l'idea del tormento con il suo The Babadook.
Il film si discosta completamente dal solito horror in cui i protagonisti vengono perseguitati da oscure presenze, perché l'entità che diventa l'incubo costante di una madre disperata e di un bambino disagiato, altro non è che l'esasperazione del costante sentimento di angoscia che affligge la protagonista. Il film è privo di improvvisi rumori o apparizioni che ti fanno saltare in aria e ti fanno lanciare il telecomando su Marte, ma tormenta lo spettatore con delle scene costruite in maniera sublime, lasciando una sensazione di oppressione davvero difficile da ricreare. Eppure questa esordiente spettacolare regista ci è riuscita. Una grossa mano l'ha data anche Essie Davis con la sua interpretazione talmente realistica da lasciare a bocca aperta. Non so se qualcuno avrebbe saputo fare di meglio nell'interpretare una donna che finisce in preda ad una vera e propria psicosi, ma lei ha saputo dare l'anima nell'impersonare una così grande afflizione.
Il Babadook (che a parer mio si rivela come fosse la proiezione di una mente ormai colma di affanni), riesce a terrorizzare con quelli che sono effettivamente i "demoni" di tutti i giorni, quelli che ci rendono la vita difficile e che tanto ci affliggono in periodi di debilitazione psicologica, apparendo come una vera e propria espressione figurata della più profonda reale ed angosciante depressione.

Mi è piaciuto perché: 


1. Non spaventa, ma angoscia..e lo fa davvero per tutta la sua durata, senza mai perdere colpi
2. E' girato con grande impegno. La regista c'ha due palle grosse come meloni.
3. Non contiene effetti speciali rincoglionisci-spettatore, non ne avrebbe mai avuto bisogno.


Non mi è piaciuto perché: NON M'HA FATTO DORMIRE.
Lo consiglio se: volete finalmente guardare un horror diverso, di spessore, quasi vecchio stile, che vi faccia rabbrividire sul serio
Non lo consiglio se: siete dei cagasotto come me e dovete dormire da soli.

Buona visione :-)

martedì 24 febbraio 2015

IL MEGLIO DI ME - MAINAGIOIA





Erano le tre del pomeriggio, da poco avevo finito di mangiare e, per non sentire il cane russare come se non ci fosse un domani, ho pensato che indossare le cuffie e guardare un film fosse la soluzione ideale, sopratutto in un pomeriggio uggioso.
Ho fatto un po' alla ambarabàcicicocò ed ho scelto di guardare il primo film che mi è capitato a tiro, senza neppure leggerne il nome, infatti da inguaribile romanticona mi sono lasciata convincere dalla copertina strappalacrime che ritrae una coppia composta da un uomo ed una donna, vicinivicini che stanno per scambiarsi un intenso bacio d'amour.
Comunque: visto l'inizio abbastanza frenetico, ho pensato di tornare indietro e leggere la trama, giusto per capire di cosa di trattasse, ed ho scoperto che il film è tratto da un racconto del gioioso Nicholas Sparks, quindi già ricordandomi Le pagine della nostra vita, I passi dell'amore, Ho cercato il tuo nome e Come un uragano, ho capito che sarebbe stato un film felicissimo, visto e considerato l'irrefrenabile bisogno del sig. Sparks di far morire praticamente chiunque.
Il racconto vuole che una coppia di ex fidanzati si rincontri per caso in circostanze non proprio allegre, per poi riscoprire l'amore perduto.
All'inizio devo dire che non sembrava malaccio: i due protagonisti ricevono entrambi una telefonata da parte di un avvocato che li avvisa della morte di un anziano signore, Tac, che poi scopriremo essere per loro come un secondo padre.
Il nostro protagonista infatti, ben venti anni prima, per non venire ammazzato di legnate dal padre violento e dai fratelli scemi, piomba di punto in bianco nel garage di questo gentile signore il quale, nonostante inizialmente lo accolga imbracciando un fucile, successivamente lo tratterà come un figlio. Intanto David ha intrapreso la sua relazione con la bella e dolcissima Amanda, la quale ha praticamente dovuto sbattergliela in faccia prima che lui iniziasse a capire che c'era dell'interesse. Molto sveglio, devo dire.
La cosa incredibile è che in vent'anni i protagonisti hanno fatto un cambiamento ai limiti della razionalità.
Vi mostro delle immagini del volto dei protagonisti al fine di farvi riflettere su quelli che sono stati i cambiamenti fisici:

       
   David da adolescente                                            David da adulto




    Amanda da adolescente                           Amanda da adulta

Ma chi li ha scelti? David che da adolescente sembra un uomo di trent'anni (e probabilmente lo è) e sopratutto sembra più grande dell'attore che lo interpreta vent'anni dopo. Amanda che da piccola c'ha la faccia a ovo de Pasqua e gli occhi azzurri, quando cresce je diventano gli occhi verdi e il viso spigoloso.
Per non parlare del padre di David che per invecchiarlo di vent'anni hanno pensato bene di fargli indossare una orribile parrucca grigiastra e lunga, che sembrava avesse un gatto morto in testa.
E' come se in Italia utilizzassimo Platinette per la controfigura di Scamarcio vent'anni dopo.
Comunque, a parte qualche problemino tecnico circa la scelta degli attori, la particolarità di questo profondo ed intenso film è che è tutto un succedersi infinito di disgrazie epocali:

1. David rimane vittima di un'esplosione su una piattaforma in mare e finisce in ospedale
2. Muore Tac
3. Apprendiamo che la moglie di Tac è morta da poco
4. David ha avuto un padre violento che lo massacrava di botte 
5. Amanda racconta a David che ha perso la figlia di due anni per colpa di una leucemia          (per altro malattia preferita di Sparks)
6. Il marito di Amanda (cornuto) è un ubriacone
7. In un flashback scopriamo che il padre di Amanda ha offerto 80.000 dollari a David per levarsi dai coglioni e non frequentare più la figlia
8. David non si è mai potuto permettere il college perché era un povero afflitto
9. Tac, vent'anni prima, viene anche lui picchiato a sangue dal padre di David 
10. Per colpa di uno spiacevole incidente il miglior amico di David muore sparato lasciando         pure la fidanzata incinta (perché altrimenti non sarebbe stato abbastanza devastante)
11. David finisce in carcere
12. David molla Amanda
13. Il figlio maggiore di Amanda subisce un trapianto di cuore
14. David schiatta sparato da quel cornuto del padre


..io credo di aver pianto ad intervalli di dieci minuti per tutta la durata del film.
Una trama talmente tragica che Titanic je fa un baffo, una roba che dopo averlo guardato ti viene voglia di suicidarti. Io ci avrei inserito anche la morte di lei per anoressia ed avrei fatto morire il marito investito da un SUV all'uscita del supermercato, tanto per farlo finire in bellezza, altrimenti così sembra troppo spoglio.
Tragedie a parte, non è che sia fatto male, è sempliciotto, la tipica americanata dai dialoghi sdolcinati, una pellicola drammatica dal romanticismo esasperato, ma tutto sommato è un prodotto passabile e guardabile, non mi ha neppure annoiata.
La cosa piacevole però, è che questo filmetto riesce a comunicare un importante messaggio: non bisogna farsi scappare i bei momenti, è sbagliato lasciare andare le persone che si amano senza prima aver lottato con tutte le proprie forze, perché la felicità è un attimo e così come arriva può svanire lasciando delle dolorose cicatrici.
Ok, non doveva certo arrivare la fusione tra Sparks e Hoffman a farci capire una cosa del genere, però almeno lascia qualcosa allo spettatore, oltre all'angoscia funerea.

Mi è piaciuto perché: mi ha fatto passare il tempo (anche se in lacrime) e mi ha regalato un pizzico di romanticismo.
Non mi è piaciuto perché: muore troppa gente e si piange sempre.

Lo consiglio se: siete in un periodo felice e sereno ed avete bisogno di distruggere la vostra giornata.
Non lo consiglio se: siete in un periodo buio ed avete bisogno di farvi quattro risate piuttosto che versare il Niagara per circa due ore.

Buona visione e..alla prossima recensione :-)



lunedì 23 febbraio 2015

BIRDMAN - QUATTRO STATUETTE PIU' CHE MERITATE


Glielo volevate dare a The theory of everything l'Oscar come miglior film? Sul serio? Ad una pellicola il cui solo pregio è quello di avere Redmayne come protagonista? Infatti, come volevasi dimostrare, l'unico Oscar che ha vinto è stato quello come miglior attore protagonista conferito appunto a Redmayne, ma il film, di fatto, non se l'è cagato nessuno. Ad American Sniper hanno dato il contentino per il miglior sonoro, ed ovviamente ben quattro statuette tra miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia sono tutti meritatamente finiti tra le mani di Alejandro Gonzales Inarritu con il suo Birdman, capolavoro indiscusso del 2014.
Quattro Oscar più che meritati, è così che si fa un film. Tutti ad elogiare The Theory of everything e nessuno che abbia mai detto una sola parola su Birdman: evidentemente lascia senza fiato, o più semplicemente in pochi lo hanno capito.
Ci sarebbe davvero tantissimo da dire su questa incredibile pellicola, così tanto che addirittura ero in dubbio se scrivere o meno una recensione, anche perché ogni commento su questa immensa opera è del tutto superfluo, è così difficile trovare le parole adatte per descriverlo.
Trama: Riggan Thomson è un attore che ha raggiunto la popolarità grazie all'interpretazione di Birdman, un supereroe mascherato, ma sentendo il bisogno di dimostrare che dietro quella maschera non c’è solo una celebrità, ma sopratutto un bravo attore, decide di scrivere e mettere in scena un’opera tutta sua in uno dei teatri di Broadway, ma l’impresa si rivelerà tutt'altro che semplice.
Inizialmente il film non mi aveva coinvolta, mi sembrava tutto così confuso e frenetico da farmi andare addirittura in ansia, ma quando ho iniziato a comprendere il senso di tutto, mi sono lasciata trascinare e mi sono goduta lo spettacolo. 
Anzitutto il film è girato in maniera ottimale, fotografia e regia da panico, la telecamera non lascia mai i personaggi, li segue di continuo e li accompagna in qualunque movimento, ragion per cui il regista ha optato per un cast formato da grandiosi attori, primo fra tutti il protagonista Michael Keaton (il favoloso Batman di Tim Burton), seguito da Edward Norton (protagonista di Fight Club) ed Emma Stone (la Gwen di The Amazing Spiderman).

Non solo: la cura dei dettagli è maniacale in ogni scena e, le situazioni, si svolgono sempre con un ritmo incalzante e mai noioso.
Se proprio dobbiamo trovargli un difetto, forse a volte risulta un po’ prevedibile, ma la trama non ha buchi ed il tutto prosegue in maniera lineare con dialoghi di un certo spessore.
Se da una parte è innegabile che il film sia fantastico, dall'altra però bisogna dire che è un’arma a doppio taglio: Birdman infatti non è un film per tutti, bensì un lavoro adatto alla visione di un pubblico di nicchia, capace di apprezzare la genuinità di un lavoro creato prettamente con la forza di una telecamera, senza l’utilizzo costante di computer grafica che al giorno d’oggi sviano l’attenzione dalla trama avvalendosi di incredibili effetti speciali, che altro non fanno che rincoglionire lo spettatore che poi se ne va in giro a dire “minchia filmone ragà”, convinto di aver guardato chissà che spettacolo di film (vedi quella cagata pazzesca di Godzilla). Possiamo assistere durante il film alle tante problematiche che affliggono il disperato protagonista, ormai finito in una sorta di baratro dal quale non riesce ad uscire: un matrimonio finito, il rapporto complicato con la figlia appena riuscita a disintossicarsi, la difficoltà nel mandare avanti lo spettacolo, nevrosi e depressione. Il film riesce perfettamente a comunicare con lo spettatore, quasi fino a farlo sentire parte integrante della storia. Le emozioni non mancano e si sentono davvero tutte, ci si immerge in un turbine di eventi che si intersecano e si schiantano sullo sfortunato protagonista in maniera così travolgente che a momenti non si respira neppure, fino ad arrivare ad un finale che definirei quasi astratto e metaforico, per certi versi ambiguo, infatti non si sa se il protagonista muore o rimane in vita, tutto quello che viene mostrato è prima il volto turbato della figlia, che guarda fuori dalla finestra verso l'asfalto, poi lo stesso volto che si apre in uno sguardo di gioia e speranza, mentre scruta il cielo.Ho saputo però che il film avrebbe dovuto avere un altro finale, infatti il co-sceneggiatore Dinelaris ha raccontato che in realtà l'idea di Inarritu era ben diversa da quella che ci è stata proposta, bensì: La camera avrebbe dovuto continuare a muoversi, come già accaduto in tutto il resto del film, e sarebbe dovuta tornare nelle quinte del teatro, tra i corridoi già visti durante il film e fino al camerino dove avremmo visto Johnny Depp seduto davanti allo specchio mentre si aggiusta la parrucca di Riggan Thomson, con il poster dei Pirati dei Caraibi 5 sullo sfondo. Si sarebbe poi sentita la voce di Jack Sparrow dire: “Che cazzo ci facciamo qui, amico?”. Sarebbe stata una satira del suo stesso loop infinito.
Personalmente non mi sarebbe dispiaciuto assistere ad un finale così folle, ed in tutta onestà non me lo sarei mai immaginato. Non so per quale motivo poi non sia stato messo in atto quello che era il pensiero originale, ma poco importa: Birdman rimane una vera e propria opera d'arte ed ha pienamente meritato gli Oscar assegnatogli.
Buona visione :-)



domenica 22 febbraio 2015

THE IMITATION GAME - IO L'OSCAR GLIELO DAREI PRIMA DI SUBITO




Oggi, miei cari lettori, parliamo di uno dei candidati all'Oscar 2015 come miglior film, uno di quelli che in tutta onestà la statuetta se la merita veramente: sto parlando di The Imitation Game.
Ma davvero corre il rischio di essere scavalcato da una roba come American Sniper  o The Theory of Everything? Mi rifiuto di crederci.
Per chi non lo avesse visto: il film è basato su una storia vera (ma dai!!!???) e racconta la storia di Alan Turing, matematico inglese, praticamente uno dei padri dell’informatica e di quelli che sono i moderni computer. Durante la seconda guerra mondiale, Turing, grazie alla sua mente geniale, da il suo preziosissimo contributo per decifrare il codice segreto nazista Enigma. Egli opererà con i suoi collaboratori al centro di criptoanalisi del Regno Unito ed, il suo contributo, si rivelerà assolutamente necessario per salvare migliaia di vite.
Non c’è regista, ultimamente, che non decida di girare un film senza che esso sia tratto da una storia vera, ossignore, non ne posso più.

Inutile che io vi ripeta cosa ne penso delle opere biografiche, ma almeno lasciatemi dire che quanto mi disintegrano i maroni loro non lo fa nient’altro. Anche The Imitation Game con le sue due ore di durata è abbastanza pesante, ma il termine giusto per definirlo è “impegnativo”. Già, perché anche se il ritmo del film è sempre poco dinamico, d’altra parte non si sarebbe neppure potuto evitare dato il tema trattato.
Il mio errore è stato anche quello di iniziarne la visione alle 23.00 circa, con ovvio risultato che verso la metà del film, una leggera sonnolenza mi ha impedito di gustarmi a pieno questa profonda ed interessante opera.

Non si può paragonare un filmetto come The Theory Of Everything  con questo, assolutamente no, la pellicola di Marsh si annulla se viene guardata dopo The Imitation Game, siamo totalmente su un altro livello.
Il regista ci ha mostrato quanto sia importante rendere bene l’idea del personaggio rappresentato, attraverso più punti di vista. Diversità, intelligenza, maturità, paura, angoscia, delirio, fragilità, incapacità di gestire i rapporti interpersonali, ma anche forza e determinazione: queste sono solo alcune delle tante sfaccettature del personaggio interpretato da Cumberbatch, che contribuiscono a rendere il film profondo e vanno inevitabilmente a toccare la sensibilità dello spettatore.
The imitation game vuole anche essere una grande lezione di vita, mostrandoci che, i gusti sessuali di un individuo, niente hanno a che vedere con le doti intellettuali dello stesso. Turing, con la sua geniale mente, è riuscito a salvare la vita di migliaia di persone, per essere poi più tardi ingiustamente condannato a causa della sua omosessualità, sopportando addirittura la castrazione chimica e cadendo nel baratro più totale fino ad arrivare al suicidio.
Turing ha servito il proprio paese in maniera ottimale fornendogli un aiuto fondamentale, ma è stato condannato dallo stesso SOLO ed ESCLUSIVAMENTE per la sua omosessualità. Ed allora abbiamo visto il nostro Turing farsi piccolo piccolo nell’ammettere la sua inclinazione sessuale, lo abbiamo visto piangere ed annullarsi, quasi sentirsi sbagliato, ma come può un individuo perdere prima la speranza e poi la vita per un motivo così futile? Dopo la visione di questo film ci si sente davvero impotenti e, quasi quasi, si vorrebbe poter tornare indietro nel tempo e magari fare qualcosa per salvargli la vita.
Benedict Cumberbatch  (che tempo fa interpretò magistralmente anche lui, come Redmayne, il fisico Stephen Hawking nell’omonimo film TV), è un attore sensazionale, capace di commuovere e dare al suo personaggio quel qualcosa in più che lo rende perfetto, sembra che il ruolo gli sia stato cucito addosso.
Anche la Knightley fa la sua porca figura, sempre fine, bellissima, espressiva  e naturale, non delude proprio mai.

Cosa mi è piaciuto:
1. Anche se mi ripeto, elogio ancora una volta le fantastiche doti recitative di Comberbacht.
2. La bravura e la sensibilità del regista nel raccontare una storia così forte e carica di significato.
3. La buona qualità dei dialoghi.

Cosa non mi è piaciuto:
1. Il ritmo lento (ma, come ho già detto più e più volte, quando si sceglie di guardare un film biografico, bisogna essere consapevoli del fatto che ogni tanto arriverà uno sbadiglio)
2. La prevedibilità.


Lo consiglio se: come me avete voglia di emozionarvi e di guardare qualcosa di meritevole

Non lo consiglio se: siete superficiali o se tendete ad annoiarvi facilmente. In tal caso accontentatevi di American Sniper.

venerdì 20 febbraio 2015

DRACULA UNTOLD – UNA BELLA SORPRESA



Ne avevo sentito parlare giusto una volta o due, il nome del regista mi suonava alquanto sconosciuto, avevo guardato il trailer con la puzza sotto al naso ed ero fermamente convinta che si trattasse della solita pellicola fantasy venuta fuori dal nulla, ma spinta dalla curiosità (e dal fatto che non ho trovato ciò che realmente volevo guardare) ho pensato di vederlo, senza aspettarmi grandi cose.
Ma di cosa si tratta? Beh, Dracula lo conosciamo un po’ tutti, ma in questo lungometraggio il suo personaggio viene rivisitato fino a farlo apparire come un vero e proprio eroe. Un regista agli esordi difficilmente si mette a stravolgere una storia del genere, ma Shore lo ha fatto (seppur con l’ovvio rischio di ricevere critiche pesanti come macigni) ed il risultato è più che buono.
Facciamo un rapido ripasso della trama: il giovane principe Vlad vuole respingere i tentativi dell'impero Ottomano di sfruttare la Romania per conquistare il resto d'Europa. In un momento di disperazione, Vlad sale su una montagna dove vive una misteriosa e potente creatura, con la speranza di essere aiutato a fermare i turchi. La creatura gli darà un immenso potere che lo aiuterà a sconfiggere i turchi, ma questo avverrà pagando il prezzo della sua trasformazione in una creatura della notte.
Il film quindi racconta le gesta di un uomo che, senza mai indugiare, vende la sua anima all'oscurità, per salvare la vita alla sua famiglia ed al suo popolo. 

Il tutto è ovviamente ben diverso da quella che in realtà risulta essere stata la storia del famoso Vlad, che con il suo sadismo fece innumerevoli vittime innocenti, eppure questo riadattamento del personaggio non mi è dispiaciuto affatto: Vlad viene infatti dipinto come un sovrano saggio, un marito fantastico ed un padre esemplare.
La fotografia e la scenografia assolutamente impeccabile, gli scenari tipicamente dark-fantasy (che tra l’altro ADORO) ed un attore protagonista finalmente meritevole, danno alla storia quel tocco in più che rende quest’opera davvero originale e degna di nota. Mi ci voleva proprio, dopo aver guardato American Sniper, un film che sapesse finalmente catturare la mia attenzione.
Difficile poi girare un film di questo tipo senza annoiare mai lo spettatore aggiungendo scene a caso per allungare il brodo. Il tutto è sempre piacevole e scorrevole, i dialoghi per niente insulsi, un goccio di romanticismo per nulla fastidioso ed ovviamente ottimi effetti speciali ad incorniciare l’intero quadretto.
Grandiosa quindi la regia, una rivisitazione a mio parere molto interessante e coinvolgente che però non ha perso i punti chiave della vera storia, facendo intendere che Vlad porta effettivamente sulle sue spalle un passato guarnito di sangue di migliaia di vittime, per cui il personaggio non è stato totalmente trasformato, ma più semplicemente modellato in base alla visione di questo “nuovo” regista che mi ha sorpresa all'inverosimile.
Cosa non mi è piaciuto:


1. L’interpretazione dell’attrice Sarah Gadon. L’ho trovata bellissima ma molto fredda.
2. Il vampiro, nel donare a Vlad i suoi poteri, gli intima che per lui sarà molto difficile resistere alla tentazione di bere del sangue umano, ma tutta questa faticaccia non mi pare Vlad l'abbia mai fatta, avrei voluto godere maggiormente di questa lotta interiore.
3. La biondissima moglie di Vlad precipita da un'altezza considerevole, che farebbe disintegrare qualunque corpo, ma sopratutto non lascerebbe possibilità alcuna di sopravvivenza. Bene, dopo lo schianto da almeno 600 mt di altezza, la donna non solo non sanguina, ma prima di morire ha persino il tempo de farse 'na chiacchierata con Vlad.


Cosa mi è piaciuto: TUTTO IL RESTO, compresi i bellissimi costumi.

Mi sembra di aver notato, sul finale, la possibilità di un sequel, che in tutta onestà spero non ci sia. Diffido dei sequel, nel 90% dei casi rovinano tutto, credo fermamente che Dracula Untold debba rimanere unico e solo.
A molti non è piaciuto proprio, io penso che sia un prodotto molto ben riuscito invece, a dispetto degli incassi relativamente bassi.

Lo consiglio se: siete amanti del fantasy-dark e delle storie incredibili e sotto certi aspetti quasi "assurde" ed inverosimili.
Non lo consiglio se: siete fan sfegatati di Dracula e della sua storia e se avete letto la versione di Bram Stocker :-)


Alla prossima recensione!

giovedì 19 febbraio 2015

AMERICAN SNIPER - DUE ORE DI GUERRA E NEPPURE UN SECONDO DI EMOZIONE



Premettendo che io non sono assolutamente amante di film di guerra, questa volta non so davvero dove andare a parare e non vorrei nemmeno dire stronzate, visto che non me ne intendo. Semplicemente: sono contenta di non aver speso 7,00 € per guardarlo al cinema, non perché American sniper sia un brutto film, intendiamoci, quanto per la lentezza che lo caratterizza.
Io poi odio queste maledette opere tratte “da una storia vera”, perché poi diventano biografie e le biografie spesso sono tediose, tant’è che puntualmente dormo sul divano.
American sniper  é senz’altro uno dei lungometraggi più sopravvalutati usciti di recente, insieme a La teoria del tutto, anche perché diciamocelo, il trailer gli da un’aria niente male, gli occhietti di Bradley Cooper dietro il mirino del fucile da cecchino sono bellinacifra, ed il fatto che nel trailer sia stata inserita la scena clou in cui Chris deve decidere se sparare o no al bambino kamikaze, ha fatto sì che una moltitudine esagerata di persone si catapultasse al cinema per scoprire se a ‘sto fijolo je sparava o meno. Nel caso non lo aveste ancora guardato, ve lo dico io: gli spara, certo che gli spara (e devo ammettere che non me lo sarei mai aspettato) ma lo fa con così tanto distacco che non me ne è fregato proprio una mazza. Se io mi fossi ritrovata a dover sparare ad un bambino avrei iniziato a piangere come una disgraziata, altro che premo il grilletto, boom e ciao ciao.

Procedo con la trama: Chris Kyle é un giovane cowboy che si arruola nel corpo speciale dei Seal e, prima di partire per la guerra, sposa la sua ragazza. Purtroppo con il tempo la situazione diverrà insostenibile tra un matrimonio non proprio felice ed un’esistenza ormai segnata dalla guerra. Ottime le ambientazioni, le scene di guerra sono realistiche, a mio avviso molto ben girate, ma non sono servite a molto, perché questo è un film sterile che non sa emozionare.
Sembra quasi, in questa pellicola, che Eastwood abbia unito a delle fantastiche scene di guerra, qualche spezzone di telefilm americani alla Una mamma per amica. Tuttavia la seconda parte si fa un briciolino più intensa, mostrandoci almeno quanto una moglie con dei figli possa risentire dell’assenza del proprio marito in guerra, vivendo nel costante terrore che possa morire da un momento all’altro, infatti non fa che pregarlo di smettere e tornare definitivamente a casa: credo che l’attrice sia stata l’unica povera afflitta riuscita a mostrare un minimo di emozioni. Grazie cara, lo abbiamo davvero apprezzato.
Sembra che ultimamente i registi di tutto il mondo si stiano impegnando ad utilizzare nei propri film attori inespressivi, infatti se al posto di Cooper ci fosse stato un attore più esperto, forse avrei maggiormente apprezzato questo lungometraggio.
Cooper è stato totalmente incapace di trasmettere sentimenti, a mio avviso questi ruoli troppo impegnativi non fanno per lui.
Sono stati trascurati poi anche tutti i momenti in cui il protagonista torna a casa dalla moglie ed i figli, Eastwood avrebbe dovuto dare molta più importanza ad avvenimenti  del genere, mentre invece ci mostra solo qualche bacetto alla moglie e i soliti mal-recitati momenti in cui Chris se ne sta seduto con l’espressione di un cerebroleso, cercando di farci capire che la guerra lo stava cambiando. Inutile poi la scena del fratello di lui che shockato decide di abbandonare la missione e se ne torna da dove era venuto.
Ora non è che siccome Clint Eastwood è un’eccellenza registica dobbiamo per forza dargli l’Oscar, perché con questo film non se lo merita manco per niente. Al di la di questo però, è comunque sbagliato dare un voto troppo basso a questa opera, poiché non è certo il film peggiore mai girato, forza.
Altra grave mancanza però è senza dubbio il finale che ho trovato frettoloso e trascurato: avrei voluto vedere la scena in cui Kyle veniva ucciso al poligono, non certo apprendere della sua morte con una scritta che mi informava dell’accaduto per poi essere catapultata al funerale. Dopo due ore di film spaccapalle il minimo che Eastwood potesse fare era renderci partecipi della morte del protagonista e della reazione dei familiari, o no? Avrei voluto vedere la reazione della moglie, dei figli, avrei voluto vedere la morte della “leggenda”, invece questo finale mi ha lasciato l’amaro in bocca.
Mi è piaciuto perché: la fotografia è curatissima e Chris Kyle è realmente esistito.
Non mi è piaciuto perché: è lento, vuoto, monotono e tipicamente americano.
Lo consiglio se: siete amanti del genere e volete godervi (senza grosse pretese) delle scene di guerra realistiche e abbastanza crude, senza che vengano risparmiati donne e bambini perché al regista je dispiace.
Non lo consiglio se: non sapete cosa guardare ed avete pure un po’ di sonno. Vi addormentereste dopo i primi quaranta minuti, assodato.

Ci vediamo alla prossima recensione :-) 

martedì 17 febbraio 2015

CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO - PENSAVO PEGGIO


Avevo promesso che sarei andata a guardare l'adattamento cinematografico di Cinquanta sfumature di grigio e, siccome ogni promessa è debito, mi sono fatta regalare il biglietto e ci sono andata assieme ad una mia amica, nonché fan sfegatata (ma obiettiva) del romanzo in questione. Non nego di essere stata molto ma molto curiosa, nonostante la brutta esperienza del libro, così mi sono organizzata per fatti miei, senza costringere quel poveraccio del mio compagno ad accompagnarmi e pagare 7 euro, solo per farsi una dormita su quelle comode ma orribili poltrone giallo-rosse.
Nelle prime file era strapieno di ragazzini che se tutti insieme facevano 16 anni era già assai. Avevano ormoni impazziti ed ululavano ad ogni pezzetto de chiappa. Dietro di noi invece c'era un gruppo di signorinelle che appena sono entrate sembravano tanto composte e carine, poi durante il film si sono rivelate esperte di BDSM, roba che io alla loro età al massimo riuscivo a distinguere il power ranger rosa da quello blu, ed era già tanto.
Ma non perdiamoci in inutili chiacchiere: anche se la conoscete praticamente tutti, é opportuno descrivere grandi linee quella che é la trama del film: Anastasia Steele é una giovane studentessa di letteratura inglese che, nel sostituire la sua coinquilina con l'influenza, la giornalista Kate, si ritrova a dover intervistare al suo posto il famoso Christian Grey, ricchissimo e fighissimo capo di una grande azienda. I due sembrano essere interessati l’uno all’altra sin da subito e tra di loro nascerà presto una storia molto “particolare”.
Si é parlato a lungo di Cinquanta sfumature di grigio, fin da quando é uscito il libro divenuto poi un fenomeno globale, ho assistito a scene scabrose di tizie che si massacravano verbalmente tra di loro, perché se dici ad una “fan”  quattordicenne che il libro é scritto con i piedi te lascia ‘a scritta “Converse” sulla fronte.
Alla luce di tutto questo rumore, ho pensato fosse il caso di farmi una cultura di sfumature, così ho scaricato il libro ed ho iniziato a leggere. La recensione del romanzo in questione l’ho già fatta, se qualcuno di voi l’ha letta saprà benissimo che non mi è assolutamente piaciuto, però ho voluto comunque guardare il film, perché prima di giudicare un qualsiasi prodotto mi sembra giusto farsene un’idea concreta.
Non so davvero da dove cominciare, ci sarebbe molto da discutere ed è difficile parlarne senza rischiare di spoilerare qualcosa.Il film ha inizio con una sequenza ben costruita di scene, che ci mostrano in parallelo i due protagonisti intenti a prepararsi e, la splendida musica di sottofondo accompagna il tutto creando una piacevole armonia. Il volto di Christian durante la sequenza non viene mai mostrato per bene, mentre quello di Anastasia appare addirittura mentre si mordicchia il famoso labbro, colpevole di aver scatenato almeno il 98% delle erezioni di Mr. Grey.Procedo nella stesura dei difetti e dei pregi di questa tanto attesa pellicola:

1.      Succede tutto troppo in fretta: pensate che dai titoli di testa al primo incontro tra Anastasia e Christian non passano neppure 5 minuti e, quando Anastasia arriva alla Grey House, le biondone la fanno entrare in 0,0000001 centesimi di secondo, giusto il tempo di togliersi quell'indecente cappotto di dosso, modello nonna Tina con l'alzheimer. 
2.      Tra il primo ed il secondo tempo c’è una grande differenza: ci siamo goduti un primo tempo tutto sommato abbastanza piacevole, scorrevole ed a tratti divertente, poi il tutto è scemato in un secondo tempo noioso e ripetitivo che mi ha fatto sbadigliare non poche volte.
3.      Le scene di sesso vanno a diminuire di intensità: da un film del genere ci si aspetta che l’intensità di determinate scene vada sempre ad aumentare, mentre in Cinquanta sfumature di grigio succede tutto il contrario. Le prime scene di sesso sono più forti ed intense rispetto alle ultime. Io avrei preferito una partenza soft per poi raggiungere l’estremità. Che poi parliamoci chiaro: tutta ‘sta pornografia non c’è, le scene sono abbastanza forti ma non esagerate, esattamente come dovrebbe essere. Se lo spettatore deluso si aspettava di vedere peni e vagine schiaffati sul megaschermo del cinema, probabilmente sarebbe stato meglio se avesse fatto visita a YouPorn, comodamente seduto sulla poltroncina di casa.
4.      Christian Grey è monoespressivo: Jamie Dordan è figo. Già, ma stop. A parte che nei primi minuti di film risulta così insipido che mi sarebbe stato sul cazzo prima di subito, non gli avrei posto neppure la prima domanda, me ne sarei andata lasciandolo con un sonoro "vaffanculo" ma..questo è un film e ad Anastasia piacciono 'sti tipi un po' antipatici e "melatiroperchèsoriccoefigo", quindi pazienza. Però -e mi dispiace dirlo- anche se il fascino di Jamie è assolutamente indiscutibile, l’espressione del suo bel viso è sempre bloccata tra l’accigliato ed il rincoglionito. Ma ci piace. Sì, perché tanto quando se spoja chi la guarda più la faccia?
5.      I dialoghi nella seconda parte diventano a tratti ridicoli: “Christian! Ma perché ti comporti così!” “Perché ho cinquanta sfumature di perversione”. Ma chi ti risponderebbe mai così? Ma manco Beautiful nella sua puntata peggiore! “Farai l’amore con me, Christian?” “Io non faccio l’amore, io scopo forte”. Addio. Dopo di questa me la sarei cucita per sempre piuttosto che darla a lui.
6.      Il messaggio che può arrivare è sbagliato: visto il pubblico brulicante di ragazzini che si è fiondato a guardare il film, avrei calcato un po’ di più sul fatto che quella di Grey é una condizione clinica a tutti gli effetti. Chi trae piacere sessuale infliggendo dolorose torture al partner, ha chiaramente dei disagi psicologici scaturiti da un trauma, che invece di essere assecondati dovrebbero essere curati con l’aiuto di un terapeuta, ma questo i ragazzini non lo capiranno mai. Se ne andranno dalla sala pensando di poter appendere le loro fidanzatine come delle provole al soffitto.


Passiamo ora a quelli che sono, a mio parere, i pregi di Cinquanta sfumature di grigio:

1.      Dakota Jhonson: La bella figlia dell'immensa Melanie Griffith. Lei è il più grande pregio del film, con la sua fantastica interpretazione e la sua innocente bellezza ha saputo vestire i panni di Anastasia Steele alla perfezione, mostrandoci prima una personalità riservata, timida e sensibile, per poi diventare sfrontata e decisa sul finale. Nel primo incontro con Mr. Grey, Anastasia si sente in soggezione, in ansia, è turbata e preoccupata e, tutto questo insieme di sensazioni, investe lo spettatore come una valanga. Quindi pollicione in su per questa ottima attrice, a quanto pare buon sangue non mente.
2.      La storia segue abbastanza bene il romanzo: a parte delle piccole differenze e delle scene che mi sarebbe piaciuto vedere, devo dire che il film é fedele al romanzo, per tutta la sua durata.


Allora: E' chiaro che questo non é un filmone megagalattico, non è il capolavoro del secolo, ma se come me non si hanno chissà quali aspettative, non si rimane poi così delusi. Se poi ci mettete anche che sono andata a guardarlo con la testa riempita di “fa cagare”, “è un film demmerda”, “sembra un porno” ed “non sprecare soldi che non ne vale la pena”, direi che tutto sommato è andata abbastanza bene. Io non mi aspettavo nulla, proprio perché non sono una fan del romanzo. Sono andata a guardarlo con l'intenzione di togliermi una grande curiosità e chiaramente anche poter scrivere una recensione che potrebbe tornare utile a qualcuno. 
Il film è pieno di scene discutibili, tanto per citarne una: la bella addormentata Steele si sveglia in un letto d’albergo e, quando Christian rientra dalla sua solita corsetta, lei si vergogna a bestia per aver vomitato come Regan de “L’esorcista”. A questo punto lui, sudato come un muratore, si leva la maglietta e quasi si adagia su di lei, mezzo nudo.
Ora: lei, verginella, che si sentiva in soggezione anche solo a guardarlo, che ogni volta che lui le rivolgeva uno sguardo je s’apriva er rubinetto dei paesi bassi e je partiva l'ormone assassino.. non appena lui le si stende quasi addosso mezzo nudo, lei NON FA ‘NA PIEGA. Ma manco a pregarla.
Ho anche abbastanza riso per l'evidente interesse di Josè nei confronti della bella Anastasia, la quale non ci aveva capito proprio una mazza. Colui 
che si sbatterebbe Anastasia come fosse un tappeto, colui che se potesse glielo infilerebbe anche tra le dita dei piedi e che finalmente stava realizzando i suoi sogni erotici, viene brutalmente allontanato da Christian in persona, arrivato a salvare Anastasia con un tempismo che manco Clark Kent avrebbe saputo fare di meglio. E fu così che Josè uscì di scena, senza essere più cagato, mentre Christian è intento a reggere Anastasia che intanto sta vomitando anche il cenone di capodanno.
Ma c'è una scena che ho adorato. M'è piaciuta veramente, eh! Christian si reca al negozio dove lavora la semprebenvestita Anastasia e inizia a chiedere prodotti che all'apparenza sembrano servigli per il bricolage. Quando Grey chiede ad Ana di consigliargli qualche altro articolo, la ragazza gli consiglia di comprare delle tute per evitare di macchiarsi i vestiti e lui le risponde: "POSSO SEMPRE TOGLIERLI". Ma glielo dice con una faccia di merda irripetibile. Credo sia stato l'unico cambio espressivo apparso sul volto dell'attore, si vede che la battuta je piaceva 'na cifra.Per tutta questa serie di motivi ed anche per altri che non sto qui ad elencare, posso affermare che il film non fa assolutamente cagare, anzi, pensavo peggio.
Non è un film erotico a mio parere, anche se così viene definito. Non è ovviamente neppure un porno, nè un drammatico. E' più una commedia romantica con tanto sesso, che va vista senza preconcetti e senza grandi aspettative, sopratutto da parte di chi ha letto il libro e si aspetta chissà quali torture cinesi. Ho letto commenti davvero cattivi, infatti credevo fosse un qualcosa di orribile, di squallido, di indecente, invece no: per quel che è il libro, l'adattamento cinematografico è buono, tutto sommato il prodotto non provoca l'orticaria, quindi se aveste intenzione di guardarlo, fatelo pure: vi assicuro che non si muore mica :-)