sabato 17 gennaio 2015

L'AMORE BUGIARDO - INASPETTATO CAPOLAVORO


Una recensione al giorno leva il medico di torno!

Questa volta mi sono cimentata nella recensione di un film che per un po' ho scartato, convinta si trattasse della solita ennesima americanata che finisce sempre con lei che sta per partire e lui che, in mezzo al traffico, scende dal taxi e corre in aeroporto a piedi per fermarla e dirle che la ama. Ecco, il titolo mi diceva esattamente questo, ma devo ammettere che sono stata davvero superficiale nel condannare in questo modo quello che invece si è rivelato uno dei migliori film dell'anno 2014: sto parlando di "L'amore bugiardo - Gone girl", che è tutt’altro che una commedia sentimentale, solo che non avevo ancora letto il nome del regista.
Insomma, ieri sera avevo voglia di poltrire sul divano davanti al televisore, così interrogando il mio fedele amico Google sono arrivata a quel tanto odiato titolo e mi sono detta che forse era giunto il momento di guardarlo. Mi sono anche messa a leggere i vari pareri di chi lo aveva già visto e, tra due o tre "bellixximoOoOoO!!111!!" mi sono anche imbattuta in qualche commento di natura "homo sapiens" e mi è sembrato di capire che valesse la pena di guardarlo.
Ecco allora che ho collegato il pc alla tivù, mi sono accomodata e, sgranocchiando qualche patatina in dolce compagnia, ho iniziato la visione di Gone Girl.
Il lungometraggio, del regista David Fincher (regista tra l’altro di alcuni tra i miei film preferiti, quali “Fight Club”, “Uomini che odiano le donne” ed “Il curioso caso di Benjamin Button”) è ispirato al romanzo “L’amore Bugiardo” di  Gillian Flynn.
Nick è un giornalista sposato con Amy , che perde il suo lavoro e decide di trasferirsi con sua moglie da New York in una piccola cittadina nel Nord Carthage, in Missouri. Il nostro protagonista apre un bar sfruttando l'ultimo fondo fiduciario di sua moglie e lo gestisce insieme a sua sorella Margot.
Purtroppo il matrimonio inizia a prendere una brutta piega, tant’è che il giorno del loro quinto anniversario, Amy scompare lasciando in casa uno scenario che porta la polizia a sospettare che Nick abbia ucciso sua moglie.

Un inizio semplice, lineare, che ci mostra un Ben Affleck  all’apparenza un po' troppo-poco provato per uno che ha perso la tanto amata moglie e che per giunta è anche accusato del suo omicidio, sensazione che porta lo spettatore a sospettare che ci sia effettivamente qualcosa che non va in lui.
Il film è accompagnato costantemente dalla voce fuori campo di Amy che scrive su di un diario tutto quello che accade dal giorno in cui si sono conosciuti fino a poco prima di sparire nel nulla.
Man mano che la storia si evolve, si viene a conoscenza di fatti che stravolgeranno i pensieri dello spettatore: non solo l'uomo, in preda ad uno scatto d'ira, sembra averle dato uno spintone facendola cadere, ma ha anche un’amante da circa un anno e mezzo.
Ed ecco che partono i vari "pezzo di merda!" e si inizia a credere che sia stato proprio il marito stesso ad assassinare e/o far sparire Amy, soprattutto quando la polizia trova tracce di sangue, tantissimo sangue, per altro mal pulito, sul pavimento in corridoio.
Proprio quando lo spettatore si è fatto un'idea ben ferma di quello che può essere accaduto alla donna, che conclude il suo diario (trovato poi dalla polizia) scrivendo di aver paura di essere uccisa da suo marito, il regista ci sorprende con qualcosa di inaspettato: scopriamo infatti, sempre attraverso la voce fuori campo di lei, che è stata tutta una messinscena da parte della donna che voleva punire il marito per il tradimento subito. Niente (o quasi) di quello che Amy ha scritto sul diario risulta essere vero, e si scopre anche che per simulare il suo omicidio si è addirittura auto dissanguata per sporcare il pavimento che poi avrebbe ripulito alla meno peggio, come se un ipotetico assassino/rapitore avesse fretta di cancellare le prove.
A questo punto incredibilmente cambiano le carte in tavola e ci si rende conto che Amy è davvero una psicopatica pronta persino a fare arrestare il marito per un omicidio mai commesso.
Sono rimasta piacevolmente stupita dall’interpretazione dell’attrice Rosamund Pike.
Riesce a dare l’impressione di essere completamente fuori di testa e, con quel tocco di impressionante sagacia, riesce a dare al personaggio quella fermezza e quella serenità che “regalano” allo spettatore momenti di angoscia ed inquietudine, quasi di fastidio, mentre la si guarda progettare i suoi perfidi piani.
BTW, Amy, dopo essersi camuffata, fugge da Nord Carthage ed incontra una coppia di ragazzi  i quali la derubano di tutti i suoi risparmi e, lei, disperata e violata, telefona al suo ex fidanzato Desi, che tempo addietro aveva accusato di stalker raccontando a Nick di esserne stata perseguitata. I due si incontrano ed Amy finge di essere abbattuta, racconta anche a lui la storia dell’infedele marito che non faceva altro che massacrarla di botte, così l’uomo, che è chiaramente ancora innamorato di lei, la accoglie nella sua lussuosa casa e si offre di nasconderla.
Ma ad Amy sembra non andare più a genio né il malcapitato Desi, né questo doversi nascondere in continuazione e per chissà quanto tempo, così mette in atto un piano davvero diabolico: simula uno stupro da parte del povero Desi (curato nei minimi particolari, tant’è che inizia a masturbarsi con il collo di una bottiglia e si getta del vino rosso fra le gambe, per poi accasciarsi sul pavimento, sotto una telecamera di sorveglianza, facendo finta di essere in preda alla disperazione) e poi lo uccide durante un rapporto sessuale tagliandogli la gola con un taglierino.
Inutile dirvi che la mia faccia era a metà fra lo schockato ed il nauseato, non facevo che ripetere al mio compagno quanto “quella” fosse completamente psicolabile.
E fu così che Amy, sotto gli occhi increduli di Nick, gli si presenta davanti casa e torna a vivere con lui che per settimane e settimane la tratta con assoluta indifferenza, non sapendo bene cosa fare. Voglio dire, sarei preoccupato anche io a convivere con una dissociata schizoide omicida, con evidenti problemi di falso vittimismo cronico.
Nel frattempo i due fingono davanti alle telecamere che avevano seguito tutta la vicenda per filo e per segno, fingono che la situazione sia tranquilla, fanno finta di amarsi e rispettarsi ed annunciano addirittura l’arrivo di un figlio di cui Nick non sapeva praticamente nulla, visto che Amy lo aveva concepito tramite l’acquisto del seme del marito presso una clinica.
Insomma, il film finisce così, con l’immagine del viso di Amy poggiato sul petto di un Nick che rimarrà purtroppo prigioniero di una vita coniugale al limite del tragico.
Leggendo i vari commenti sotto lo streaming del film, mi sono accorta che quasi tutti non hanno apprezzato il finale, secondo alcuni troppo sbrigativo o semplicemente incompleto. A me è piaciuto, anche perché è praticamente il finale del libro al quale il regista si è ispirato,  quindi perché stravolgere le cose e dare ad un bel film uno scontatissimo lieto fine? Io lo preferisco così.
Gone Girl mostra quanto sia maledettamente possibile pensare di conoscere a fondo la persona con cui si condivide la propria vita, per poi accorgersi di non conoscerla affatto.  E’ un thriller ben organizzato, anticonvezionale (come tutti i lavori di Fincher del resto), fluido e ricco di colpi di scena che altro non fanno che alimentare la curiosità dello spettatore che viene ben presto conquistato non solo dal fascino della bella Pike, ma anche e soprattutto dal ritmo turbinoso del film.
Questo è l’ennesimo thriller ben riuscito del regista Fincher, che altro non fa che sfornare prodotti assolutamente unici.
Il film non mette in risalto solo ed unicamente la follia di Amy, ma anche e soprattutto:


- La potenza dei media, che in questo caso vengono usati per indirizzare odio e benevolenza nei confronti dei protagonisti
- La frustrazione di un uomo che dopo aver perso il lavoro, la dignità e la stabilità emotiva rimane da solo (presumibilmente per sempre, come si intende dal finale) con il suo finto matrimonio ed il suo “amore bugiardo”
- L’amore disinteressato tra fratelli che viene fuori ogni volta che Margot si fa in quattro per stare vicina al fratello sconfortato
-Il luogo comune della donna che viene sempre e comunque identificata come sesso debole in una realtà che troppo spesso vede vittime numerose donne di gravi abusi da parte di disgustosi uomini.

Concludendo: è certamente un film che lascia il cosiddetto amaro in bocca, a volte le scene ci mostrano situazioni al limite del surreale che però non ti portano mai a definirle “cazzate”, in quanto l’elegante e ponderata regia riesce a dare quel tocco di originalità tipica di ogni prodotto made by Fincher.

Nessun commento:

Posta un commento