L'AMORE BUGIARDO - INASPETTATO CAPOLAVORO
Una recensione al giorno leva il medico di
torno!
Questa volta mi sono cimentata nella recensione di un film che per un po' ho
scartato, convinta si trattasse della solita ennesima americanata che finisce
sempre con lei che sta per partire e lui che, in mezzo al traffico, scende dal
taxi e corre in aeroporto a piedi per fermarla e dirle che la ama. Ecco, il titolo
mi diceva esattamente questo, ma devo ammettere che sono stata davvero
superficiale nel condannare in questo modo quello che invece si è rivelato uno
dei migliori film dell'anno 2014: sto parlando di "L'amore bugiardo - Gone
girl", che è tutt’altro che una commedia sentimentale, solo che non avevo
ancora letto il nome del regista.
Insomma, ieri sera avevo voglia di poltrire sul divano davanti al televisore,
così interrogando il mio fedele amico Google sono arrivata a quel tanto odiato
titolo e mi sono detta che forse era giunto il momento di guardarlo. Mi sono
anche messa a leggere i vari pareri di chi lo aveva già visto e, tra due o tre
"bellixximoOoOoO!!111!!" mi sono anche imbattuta in qualche commento di
natura "homo sapiens" e mi è sembrato di capire che valesse la pena
di guardarlo.
Ecco allora che ho collegato il pc alla tivù, mi sono accomodata e,
sgranocchiando qualche patatina in dolce compagnia, ho iniziato la visione di
Gone Girl.
Il
lungometraggio, del regista David Fincher (regista tra l’altro di alcuni tra i
miei film preferiti, quali “Fight Club”, “Uomini che odiano le donne” ed “Il
curioso caso di Benjamin Button”) è ispirato al romanzo “L’amore Bugiardo” di Gillian Flynn.
Nick è un
giornalista sposato con Amy , che perde il suo lavoro e decide di trasferirsi
con sua moglie da New York in una piccola cittadina nel Nord Carthage, in Missouri.
Il nostro protagonista apre un bar sfruttando l'ultimo fondo fiduciario di sua
moglie e lo gestisce insieme a sua sorella Margot.
Purtroppo il matrimonio inizia a prendere una brutta piega, tant’è che il
giorno del loro quinto anniversario, Amy scompare lasciando in casa uno
scenario che porta la polizia a sospettare che Nick abbia ucciso sua moglie.
Un inizio semplice, lineare, che ci
mostra un Ben Affleck all’apparenza un
po' troppo-poco provato per uno che ha perso la tanto amata moglie e che per
giunta è anche accusato del suo omicidio, sensazione che porta lo spettatore a
sospettare che ci sia effettivamente qualcosa che non va in lui.
Il film è accompagnato costantemente dalla voce fuori campo di Amy che scrive
su di un diario tutto quello che accade dal giorno in cui si sono conosciuti fino
a poco prima di sparire nel nulla.
Man mano che la storia si evolve, si viene a conoscenza di fatti che
stravolgeranno i pensieri dello spettatore: non solo l'uomo, in preda ad uno
scatto d'ira, sembra averle dato uno spintone facendola cadere, ma ha anche un’amante
da circa un anno e mezzo.
Ed ecco che partono i vari "pezzo di merda!" e si inizia a credere
che sia stato proprio il marito stesso ad assassinare e/o far sparire Amy, soprattutto
quando la polizia trova tracce di sangue, tantissimo sangue, per altro mal
pulito, sul pavimento in corridoio.
Proprio quando lo spettatore si è fatto un'idea ben ferma di quello che può
essere accaduto alla donna, che conclude il suo diario (trovato poi dalla
polizia) scrivendo di aver paura di essere uccisa da suo marito, il regista ci
sorprende con qualcosa di inaspettato: scopriamo infatti, sempre attraverso la
voce fuori campo di lei, che è stata tutta una messinscena da parte della donna
che voleva punire il marito per il tradimento subito. Niente (o quasi) di
quello che Amy ha scritto sul diario risulta essere vero, e si scopre anche che
per simulare il suo omicidio si è addirittura auto dissanguata per sporcare il
pavimento che poi avrebbe ripulito alla meno peggio, come se un ipotetico assassino/rapitore
avesse fretta di cancellare le prove.
A questo punto incredibilmente cambiano le carte in tavola e ci si rende conto
che Amy è davvero una psicopatica pronta persino a fare arrestare il marito per
un omicidio mai commesso.
Sono rimasta piacevolmente stupita dall’interpretazione dell’attrice Rosamund
Pike.
Riesce a dare l’impressione di essere completamente fuori di testa e, con quel
tocco di impressionante sagacia, riesce a dare al personaggio quella fermezza e
quella serenità che “regalano” allo spettatore momenti di angoscia ed
inquietudine, quasi di fastidio, mentre la si guarda progettare i suoi perfidi
piani.
BTW, Amy, dopo essersi camuffata, fugge da Nord Carthage ed incontra una
coppia di ragazzi i quali la derubano di
tutti i suoi risparmi e, lei, disperata e violata, telefona al suo ex fidanzato
Desi, che tempo addietro aveva accusato di stalker raccontando a Nick di
esserne stata perseguitata. I due si incontrano ed Amy finge di essere
abbattuta, racconta anche a lui la storia dell’infedele marito che non faceva altro
che massacrarla di botte, così l’uomo, che è chiaramente ancora innamorato di
lei, la accoglie nella sua lussuosa casa e si offre di nasconderla.
Ma ad Amy sembra non andare più a genio né il malcapitato Desi, né questo
doversi nascondere in continuazione e per chissà quanto tempo, così mette in
atto un piano davvero diabolico: simula uno stupro da parte del povero Desi
(curato nei minimi particolari, tant’è che inizia a masturbarsi con il collo di
una bottiglia e si getta del vino rosso fra le gambe, per poi accasciarsi sul
pavimento, sotto una telecamera di sorveglianza, facendo finta di essere in
preda alla disperazione) e poi lo uccide durante un rapporto sessuale tagliandogli
la gola con un taglierino.
Inutile dirvi che la mia faccia era a metà fra lo schockato ed il nauseato, non
facevo che ripetere al mio compagno quanto “quella” fosse completamente
psicolabile.
E fu così che Amy, sotto gli occhi increduli di Nick, gli si presenta davanti
casa e torna a vivere con lui che per settimane e settimane la tratta con
assoluta indifferenza, non sapendo bene cosa fare. Voglio dire, sarei
preoccupato anche io a convivere con una dissociata schizoide omicida, con
evidenti problemi di falso vittimismo cronico.
Nel frattempo i due fingono davanti alle telecamere che avevano seguito tutta
la vicenda per filo e per segno, fingono che la situazione sia tranquilla,
fanno finta di amarsi e rispettarsi ed annunciano addirittura l’arrivo di un figlio
di cui Nick non sapeva praticamente nulla, visto che Amy lo aveva concepito
tramite l’acquisto del seme del marito presso una clinica.
Insomma, il film finisce così, con l’immagine
del viso di Amy poggiato sul petto di un Nick che rimarrà purtroppo prigioniero
di una vita coniugale al limite del tragico.
Leggendo i vari commenti sotto lo streaming del film, mi sono accorta che quasi
tutti non hanno apprezzato il finale, secondo alcuni troppo sbrigativo o
semplicemente incompleto. A me è piaciuto, anche perché è praticamente il
finale del libro al quale il regista si è ispirato, quindi perché stravolgere le cose e dare ad
un bel film uno scontatissimo lieto fine? Io lo preferisco così.
Gone Girl mostra quanto sia maledettamente possibile pensare di conoscere a
fondo la persona con cui si condivide la propria vita, per poi accorgersi di
non conoscerla affatto. E’ un thriller
ben organizzato, anticonvezionale (come tutti i lavori di Fincher del resto),
fluido e ricco di colpi di scena che altro non fanno che alimentare la
curiosità dello spettatore che viene ben presto conquistato non solo dal
fascino della bella Pike, ma anche e soprattutto dal ritmo turbinoso del film.
Questo è l’ennesimo thriller ben riuscito del regista Fincher, che altro non fa
che sfornare prodotti assolutamente unici.
Il film non mette in risalto solo ed unicamente la follia di Amy, ma anche e soprattutto:
- La potenza dei media, che in questo caso vengono usati per indirizzare odio e
benevolenza nei confronti dei protagonisti
- La frustrazione di un uomo che dopo aver perso il lavoro, la dignità e la stabilità
emotiva rimane da solo (presumibilmente per sempre, come si intende dal finale)
con il suo finto matrimonio ed il suo “amore bugiardo”
- L’amore disinteressato tra fratelli che viene fuori ogni volta che Margot si
fa in quattro per stare vicina al fratello sconfortato
-Il luogo comune della donna che viene sempre e comunque identificata come
sesso debole in una realtà che troppo spesso vede vittime numerose donne di
gravi abusi da parte di disgustosi uomini.
Concludendo: è certamente un film che lascia il cosiddetto amaro in bocca, a
volte le scene ci mostrano situazioni al limite del surreale che però non ti
portano mai a definirle “cazzate”, in quanto l’elegante e ponderata regia
riesce a dare quel tocco di originalità tipica di ogni prodotto made by
Fincher.
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