venerdì 23 gennaio 2015

LA TEORIA DEL TUTTO - BERSAGLIO MANCATO



Mi sono tanto prodigata per riuscire a trovare un link dove poter finalmente guardare questo film, soprattutto dopo aver letto i millemila commenti positivi su questa pellicola che ho tanto sperato fosse un capolavoro, ma che si è ahimè rivelata completamente l’opposto.
Allora, partiamo dal presupposto che il film non è orribile, ma se devo dargli un voto da 0 a 10, non si merita più di un 5 e mezzo.
L’inizio è tanto coinvolgente quanto scontato: è una storia ispirata alla vita del fisico e cosmologo Stephen Hawking, noto per i suoi studi sui buchi neri e sull’origine dell’universo. Siamo quindi negli anni ’60, dove il giovanissimo Stephen e la dolce Jane si incontrano ad una festa e si innamorano. Fino a qui niente di pazzesco, ma la storia per un po’ prosegue in maniera scorrevole e per certi versi anche piacevole, con dialoghi ben strutturati ed una sana dose di timidezza che fa capolino dagli sguardi dei due protagonisti. Devo ammettere che l’inizio della loro storia è obbiettivamente quella che credevo una bella cornice, fatta di tenerezza e sentimentalismo, se poi vogliamo parlare anche di Felicity Jones con quei suoi occhietti da bambolina, andrei avanti per ore dicendo quanto sia bella e deliziosa come poche sanno essere.
Ora: i due si mettono insieme, lui scopre di avere una brutta malattia (praticamente una sorta di SLA) e che gli restano appena due anni di vita, si sposano, fanno dei figli e lui finisce in sedia a rotelle ALLA VELOCITA’ DELLA LUCE. Insomma, niente di diverso da “I passi dell’amore”, in più c’è solo la sedia a rotelle ed i figli.
Non c’è pathos, non c’è assolutamente nulla. Il regista non ti da neppure il tempo di commuoverti, perché succede tutto troppo in fretta. Io sono una persona estremamente emotiva e sensibile, tant'è che mi aspettavo di versare fiumi di lacrime con una storia del genere, invece non ho MAI pianto, cosa che invece è accaduta con “I passi dell’amore”, che nonostante sia una pellicola scontata e non abbia gli eccellenti attori di “The teory of everything”, mi ha fatto consumare interi pacchi di fazzolettini. E’ incredibile non riuscire ad emozionarsi nell'assistere al dolore di un uomo mangiato dalla malattia, ma soprattutto il dolore di una donna che sceglie di sacrificare la sua intera vita per la persona che ama e si fa in quattro per riuscire a dargli tutto ciò di cui ha bisogno, fino al momento in cui si evince chiaramente che è depressa e troppo stanca per andare avanti ma… niente. Non mi sono commossa.
La trama non contiene niente di originale: se non fosse per la bravura dell’attore protagonista, che è veramente mostruoso, questo film sarebbe assolutamente da cestinare. Ma non tanto per la mancata originalità, anche perché nel raccontare una vicenda del genere non si può stravolgere il corso degli eventi così come si sono verificati, non ci si può certo aspettare l’arrivo degli alieni che bombardano il pianeta terra con i loro super raggi laser. Solo che il registra avrebbe potuto rendere questa storia un pelino più avvincente, tutto qua.
Il problema è che La Teoria del tutto è un film che parte bene ma che poi, nella seconda parte, degenera fino a diventare noioso e sterile, cosa che non mi va proprio giù, perché con qualche accorgimento poteva uscirne davvero un bel film, ma si sa: quando si tratta di lungometraggi biografici bisogna veramente saperci fare, altrimenti si rischia di “flopare”.
Il regista è stato comunque abilissimo nel delineare la condizione fisica di Stephen, mostrandoci talvolta delle scene molto pungenti per quanto verosimili, ma anche qui dobbiamo molto alle grandi doti recitative di Redmayne.
Marsh cerca di commuovere lo spettatore in maniera disperata, solo che non ci riesce: il tutto è, a mio avviso, troppo tradizionale e semplice per solleticare l’interesse dello spettatore. Non è corretto oltretutto dire che questo è un film incentrato sulla vita del fisico Hawking, poiché la sua vita non è fatta solo d’amore, ma anche e SOPRATTUTTO di matematica, fisica, cosmologia, di studio ed impegno continui. E allora perché incentrare il tutto SOLO ed UNICAMENTE sulla sua vita sentimentale, lasciando che "il genio" faccia solo da contorno ? Stephen Hawking non è “il geniaccio gravemente malato che si fa accudire dalla moglie innamorata”, Hawking è la prova tangibile di come sia possibile raggiungere i propri obiettivi e realizzare i propri sogni, nonostante il destino ci riservi mille avversità e faccia di tutto per impedirci di lottare.
Concludendo : il mio è, come dico sempre, un semplice e superfluo parere personale, quello che scrivo non è legge, semplicemente metto nero su bianco quelle che sono le mie impressioni ogni volta che finisco di guardare un film, che mi sia piaciuto o meno.
Non consiglio affatto la visione di “La teoria del tutto”, a meno che non si voglia imparare qualcosa godendo della magistrale interpretazione di Eddie Redmayne, per il quale pretendo un Oscar di dimensioni apocalittiche, ma se proprio volete guardarlo, io vi consiglio la versione in lingua originale. Buona visione :-)



1 commento:

  1. a me è abbastanza piaciuto invece,però non so forse è stato tutto troppo veloce proprio come hai detto anche tu......poi si anche per me è stato un po troppo incentrato sull amore

    RispondiElimina